LA CITTÀ SHAKHRISABZ dell’Uzbekistan

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Shakhrisabz è una città situata nella fertile valle della depressione di Kitab, incorniciata da alte montagne a est. Nel 2002 la città  ha festeggiato il suo 2700 ° anniversario sotto l’egida dell’UNESCO.

Il famoso band “Yalla” ha una canzone che è  conosciuta e cantata in tutta l’area post-sovietica:
“Tante sono le città  nel mondo
Ma la migliore senza abbellimenti,
Si estende in alto dei contrafforti
La città  verde di Shakhrisabz!”

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E davvero la città è  sprofondata nel verde dei giardini e vigneti. Ecco da dove deriva il suo nome “Shakhrisabz” – Città  verde.

La città  si vede da lontano, non appena si inizia a scendere dal valico Takhta-Karacha, dove passa l’autostrada internazionale. Nel XIII s. fu il viaggiatore italiano Marco Polo a percorrere questa strada nei suoi viaggi e ora vi sono gruppi di turisti a farlo. La sera, quando dalla cima del valico si vede laggiù in fondo il multicolore sparpagliarsi delle sue luci, si ha la sensazione involontaria di trovarsi sulla soglia di una fiaba orientale. Mentre durante il giorno è evidente come, mentre più ti avvicini alla città, e più i bassi edifici si dissolvono man mano nella massa smeraldo di alti alberi.
E solo le maestose rovine di Aksaray e la grande cupola turchese della moschea Kok-Gumbaz sorgono sopra l’antica città. Da più di cinquecento anni essi attirano l’attenzione di storici, archeologi, pellegrini e turisti. Inoltre, l’insediamento di Kesh, come veniva chiamato Shakhrisabz nei tempi antichi, ha una storia antica e interessante, ricca di eventi burrascosi.
Negli spessori multimetro della città, gli archeologi hanno trovato antichi frammenti di ceramica e terracotta. Nell’arco dei secoli la città  fu attraversata dalle numerose carovane che portavano innumerevoli tesori recandosi verso l’India e la Bactria, Sogd, Parthia, Bisanzio ed Egitto.
Le falangi di Alessandro Magno marciarono da queste parti, qui fu fatto prigioniero Bessus, il satrapo di Bactria. Il famoso condottiero conquistò la città nel 329 a.C. e presto la cultura ellenistica si radicò qui, apparvero i culti degli dei greci. Shakhrisabz nel corso dei millenni rimase influenzato da varie dinastie e credenze e nell’VIII secolo divenne un vero e proprio centro della milizia anti-araba con a capo di Mukanna.
Nel IX-X ss., Kesh-Shakhrisabz si riprese dopo la conquista araba e, insieme a medina e rabat situati nel sud-est, nella parte nord-est della citta sorse una nuova medina. Entrambe le medine furono collegate da una strada e denominate secondo le direzioni corrispondenti. A questo punto, Kesh (Shakhrisabz) divenne una tipica città medievale con una classica divisione in due parti. Durante gli scavi archeologici nell’area di entrambe le medine, sono stati rivelati significativi resti architettonici dell’architettura monumentale e commemorativa dell’XI-XIV ss., fra cui vi sono i resti di una moschea del Venerdì nella parte sud-est e una moschea costruita nel palazzo nella parte nord-est della città. La moschea del Venerdì fu costruita nelle tradizioni architettoniche delle moschee namazgokh.
Dopo la conquista mongola, il bacino del Kashkadarya passò a Chagatay, il figlio di Gengis Khan, e durante la divisione dell’”ulus di Chagatai” avvenuta nel 1251 esso finì nelle mani di Batu Khan (Batu), il nipote di Gengis Khan. Nel 1266 le grandi tribù mongole degli Dzhelair e Barlas migrarono da Semirechye a Maverannahr. Tamerlano, il futuro sovrano di un enorme impero, emerse proprio dal clan dei Barlas che si stabilì nella regione di Kesh.
Essendo diventato l’autocrate d’Oriente, Tamerlano conservò per sempre un affetto particolare per Shakhrisabz, poché fu qui che si trovano le tombe di suo padre e dei suoi parenti. Aveva persino intenzione di far diventare questa città la capitale del suo vasto impero. Tuttavia, un saggio ragionamento di uno stratega lo spinse a lasciare questo ruolo a Samarcanda. Però, in tutti gli anni del suo regno, Tamerlano mostrò costante attenzione alla sua città natale, dove su suo ordine nacquero molte magnifiche strutture. La tradizione di abbellimento di Shakhrisabz fu portata avanti nella prima metà del XV secolo da Ulugbek, il suo eminente nipote.
Gli archelogi hanno confermato che dopo aver fortificato la città all’interno dei vecchi confini nel 1370, Tamerlano fece erigere una nuova moschea del Venerdì sui resti di una moschea dell’XI-XII ss.. La rotonda esistente, situata sull’asse della moschea del XII secolo, venne adibita agli usi del mausoleo di suo padre, l’emiro Taragay. Successivamente, questo complesso avrebbe ricevuto il nome di Dorus-Tilovat (Dorut-Tilovat) – “Luogo di riflessione, contemplazione”.
Lo storico Kh. T. Sultanov, sotto la guida di E.V. Rtveladze, ha saputo determinare la pianificazione originaria dei complessi di Dorus-Tilovat, Dorus-Siadat (Dorus-Saodat) e del palazzo Ak-Saray.
I mausolei di Amir Taragay e Sheikh Shamsiddin Kulol sono stati topograficamente localizzati nell’area del complesso commemorativo. Era allora che è  stato determinato il vero nome del mausoleo Gumbazi-Seidon – “Avlodi Muborak”.
Tempo dopo, dopo aver fatto seppellire il figlio maggiore, Tamerlano fece erigere un altro complesso commemorativo e di culto chiamato Dorus-Siadat (Dorus-Saodat) – “Il Deposito del Potere”.
A nord-est, nell’area del centro amministrativo dell’XI-XII ss., sorse il palazzo Ak-Saray. Oggigiorno dal palazzo Ak-Saray si sono conservate solo le rovine del portale d’ingresso. L’aspetto originario del palazzo è stato descritto in dettaglio da Ruy Gonzalez de Clavijo, un contemporaneo e testimone oculare. Nel suo diario egli racconta dello splendore di questo palazzo, che con la sua imponenza e lo sfarzo riuscì a stupire addirittura una persona come lui che viaggiò in tutta l’Europa e nei paesi dell’Est e giunto alla corte di Tamerlano nel 1404.
Già dall’inizio del suo governo, il sovrano raccolse a Shakhrisabz molti abili artigiani, con le cui mani furono erette e continuarono ad essere posti i palazzi, le moschee, i mausolei. In base ad una sua legge, nel XIV secolo la città fu circondata da una nuova cinta muraria e divenne non solo un centro commerciale e artigianale, ma anche una città dove sviluppavano la scienza e la cultura.
Per la sua bellezza, grandezza e lo status del centro culturale, nel Medioevo la Shakhrisabz era dotata di sonori epiteti: “Dilkesh” (colei che dà  gioia al cuore), “Qubbat al-ilm wa al-adab” (Cupola della scienza e dell’istruzione). Grandi scienziati e poeti quali Navoi, Jami e altri fecero visite di questa città.
A Shakhrisabz visse Shamsuddin Kulal, la guida spirituale di Tamerlano, e lavorarono i tre studiosi su sei riconosciuti in tutto il mondo musulmano come migliori interpreti di hadith: Abu Muhammad al-Keshiy (Hazrati Imom), Abdullokh Muhammad as-Samarkandy e il famoso imam Abu Abdullokh al-Bukhoriy.
Dopo la caduta della dinastia Temuride, nel XVI-XVIII ss. Shakhrisabz sembrò ritirarsi nell’ombra e dalla fine del XVIII secolo quest’area divenne dipendente da Bukhara e fino al 1920 fu governata dai bek di Shakhrisabz che riconobbero il potere dell’emirato di Bukhara.
I monumenti dell’architettura antica di Shakhrisabz costituiscono la prova della grandezza delle persone, il cui genio creativo ha saputo creare i famosi portali, volte, cupole, la cui spiritualità ha ispirato i maestri più abili a decorare gli edifici con dipinti bizzarri e ornamenti intricati.
Una popolazione incredibile vive in mezzo a questi monumenti: sono persone sorridenti, aperte e gentili, pronte ad aiutare in qualsiasi questione. Ogni turista viene accolto come ospite della città e si cerca di offrirgli il posto migliore in una sala da tè o in un sito turistico. Gli abitanti di Shakhrisabz si fanno riconoscere facilmente dal loro caratteristico cappello sulla testa. Rotondo, luminoso, con cuciture continue in stile “iroki” (croce, mezza croce) è molto richiesto dai turisti. I disegni di Shakhrisabz si riconoscono immediatamente. Le mani laboriose delle ricamatrici usano tessuti, fili e coloranti esclusivamente naturali. Le diligenti ragazze trascorrono ore a ricamare tele non solo per esser vendute, ma anche per la loro dote.
Un rito nuziale obbligatorio è la visita al monumento dedicato a Tamerlano, al grande connazionale, collocato nel centro della città. Il 28 agosto del 1996, con il decreto del capo del nostro stato, alla città di Shakhrisabz è stato insignito l’Ordine di Amir Temur. Durante la cerimonia di apertura del monumento di Tamerlano a Shakhrisabz, tenutasi nello stesso anno, il Presidente del nostro paese ha sottolineato che, “… quando Hazrat Temur si poneva davanti grandi obiettivi, innanzitutto egli aveva grande fiduccia nel suo popolo, nella sua terra natale – Kesh, trovava in essa un sostegno morale. Da qualunque campagna militare tornasse, prima visitava Kesh, i luoghi sacri e riceveva la benedizione e consigli dalle proprie guide”.
Nel Museo della storia della cultura materiale che porta il nome di Tamerlano, allestito nella madrassa Chubin, si possono ricevere le informazioni dettagliate.
Essa si trova nella parte settentrionale della città, di fronte alle maestose rovine dell’Ak-Saray. Costruito in mattoni cotti, il complesso fu eretto nel XIV-XVI ss. come una madrassa. Nella madrassa di Chubin, appena fuori dall’ingresso, inizia un lungo corridoio che conduce al cortile. La planimetria generale della madrassa è tradizionale: un cortile quadrato circondato dalle hujra ad un piano; nel lato occidentale si trova una grande moschea-khanaka. Le decorazioni ornamentali del cortile sono semplici: piccoli pannelli di maiolica sopra gli ingressi delle hudjra risaltano come macchie colorate sullo sfondo dei mattoni da costruzione. La sala principale della moschea è coperta da una grande cupola. Intorno alla sala c’è una serie di piccole stanze chiuse e quelle di passaggio. La moschea e la darskhona sono ricoperte da grandi cupole, mentre le hudjra – dalle piccole. Vi sono molti articoli di notevole valore in mezzo ai vari pezzi esposti nel museo, ma il pezzo più rilevante del museo è l’ossario zoroastriano rinvenuto nelle vicinanze di Shakhrisabz. Esso contiene la raffigurazione di una scena rituale con la partecipazione di un prete zoroastriano.
La madrassa è stata restaurata negli anni 1994-1996. Gli abitanti del posto provano un grande rispetto verso i loro antenati e la storia antica. Purtroppo, poche sono le vecchie case conservatesi e la maggior parte di esse è già stata ricostruita. Ma passeggiando per la città antica, si può vedere ancor’oggi le porte secolari con ornamento traforato.
Queste porte, come una sorta di biglietto da visita, possono raccontare del proprietario della casa. Le case di abitanti locali hanno la tradizionale planimentria uzbeka attorno al perimetro del cortile. Un elemento obbligatorio è l’ayvan – una terrazza aperta, il cui soffitto è sorretto dalle colonne. A volte il mehmonkhona (soggiorno) ha un alto soffitto dipinto. Il resto delle stanze viene decorato, invece, in modo piuttosto semplice. Ma nonostante tutta la semplicità  del rivestimento e la mancanza di un ricco ornamento, queste abitazioni hanno l’aspetto organico, con una vegetazione lussureggiante nel cortile.
Dalla Shakhrisabz di quel periodo si è conservato il caravanserraglio Koba. È stato costruito in via principale del commercio, vicino ad un grande bazar della città. Un gruppo indispensabile di edifici associati alla vita commerciale dei paesi orientali furono i caravanserragli e i rabat – le locande. La loro costruzione veniva gestita e finanziata dai governanti, nobili, ricchi mercanti, siccome la cosa fu considerata un obbligo di stato o un atto di beneficenza. Il caravanserraglio Koba è stato completamente ricostruito. Il cortile riccamente decorato è coperto da una cupola. Il caravanserraglio è stato ultimamente adibito agli usi di un ristorante.
Nel cuore di Shakhrisabz, vicino al vecchio (ma anche moderno) bazar, all’incrocio nel passato delle strade principali, c’è un edificio in mattoni a cinque cupole. Questo è il tradizionale nell’Oriente feudale bazar coperto di Chorsu, il cui ruolo è l’organizzazione dei flussi intersecanti di traffico e commercio. Le aperture ad arco furono costruite in alto in modo tale che i cammelli e altri animali da soma carichi di merci potessero passarci senza ostacoli. Sembravano assorbire il flusso di pedoni, cavalieri, carri trainati da cavalli. La parte interna del bazar ha la froma di un ottagono (gli angoli del quadrato sono tagliati) con ingressi alle stanze situate sugli angoli. In queste stanze e lungo il perimetro dell’ottagono furono collocate numerose botteghe e banconi. La composizione è dominata da un’estesa e alta cupola centrale, che poggia su un ottaedro di transizione. Le otto finestre della cupola principale fanno penetrare la luce a sufficienza, ma non sono eccessivamente grandi, il che regola perfettamente il regime termico nell’interno.
Tra le strutture dell’architettura civile, bisogna sottolineare l’Hammam (bagno turco) del XV secolo. Si trova sulla precedente strada principale del commercio di fronte al caravanserraglio Koba e il bazar Chorsu. Gli hammam sono un attributo indispensabile della vita di una città orientale. Essi venivano costruiti vicino alle porte della città, tra i bazar, nelle makhalla. Nei bagni gli uomini e le donne si lavavano a turni, a giorni alterni, oppure venivano costruiti bagni separati per uomini e per le donne. Ogni bagno veniva riscaldato da una rete di canali in ceramica sotterranei e disponeva di una stanza per riscaldare il corpo, per il lavaggio con acqua calda e fredda, di sale per i massaggi e locali di servizio. Le cupole e alte volte facevano sembrare i bagni una specie di un palazzo da favola. “Sepolto” nel terreno secondo un’antica tradizione ai fini di ridurre la dispersione di calore, l’hammam di Shakhrisabz fu costruito secondo lo schema classico di struttute di tale genere. Al posto delle vecchie strutture di ingresso negli anni ’50 del XX secolo sono stati costruiti uno spogliatoio e altri locali di servizio. Allo stesso tempo è stata restaurata una parte delle cupole. La popolazione maschile locale ha sempre preferito l’hammam. L’hammam in una città medievale non fu solo un’istituzione igienica, ma un luogo preferito per concludere gli affari e per la comunicazione amichevole. La gente frequentando gli hammam riceveva la possibilità  di comunicare con i pellegrini, mercanti di diversi paesi, scopriva cosa stava succedendo nei paesi vicini e talvolta riusciva a combinare un accordo commerciale.
A Shakhrisabz si sono conservate diverse moschee del quartiere dell’epoca successiva, i secoli XIX-XX. Per la composizione sono molto diverse. Come regola, si tratta delle strutture con la carcassa in legno dotate dei criteri antisismici, con una sala da soffitto a travi piatte e un ayvan colonnato su uno, due o tre lati. La più pittoresca tra loro è la Moschea Kunduzak (fine del XIX – inizio del XX secolo).
Non è  dodata di nessuna cupola, il solaio è piatto, con travi. Da tre lati la sala invernale è circondata da un ayvan sorretto dalle sottili colonne. Sono state restaurate le pitture dei soffitti dell’ayvan e della sala. Le moschee del quartiere di solito venivano lavorate con grande amore applicando tutti i mezzi dell’arte decorativa. Ci sono i dipinti policromi sui soffitti, le porte in legno intagliato, colonne con travi figurate e intricate e i panjara traforati in legno, ganch e ceramica.
Nel corso dei lavori di restauro, essa si è aperta da tutti i lati e da lontano sembra come una vera “casa di marzapane”, il suo ayvan in legno è dipinto nelle tonalità  rosa-bianco-blu ed è una struttura traforata molto leggera.
Tra gli edifici architettonici tradizionali, c’è anche la moschea del quartiere Kazy-Guzar che conta più di cento anni. Oltre ai locali invernali, essa dispone di un ayvan estivo particolare nel suo rivestimento. Le colonne in legno servono per sorreggere le travi figurate di varie forme.
Più di cento anni conta un altro edificio ancora – il Khanako di Malik Azhdara. È una serie di edifici raggruppati attorno al cortile sopra le quali svetta un’alta cupola del locale invernale, decorata tradizionalmente in modo semplice per far sì che nulla distolga dal momento in cui ci si rivolge all’Onnipotente.
Nel 2007, le richezze storiche e architettoniche della città di Shakhrisabz hanno fatto sì che l’UNESCO le ha aggiunte alla lista dei siti del Patrimonio Mondiale. Nel 2013 sono stati iniziati i lavori della ricostruzione della parte storica di Shakhrisabz. Il progetto di ricostruzione prevedeva in un certo senso di ricreare la pianificazione del giardino del palazzo Ak-Saray. I giardini un tempo erano allestiti altrettanto nei pressi di mausolei: ad esempio, il giardino presso il sepolcro familiare a Shakhrisabz – Dorus-Siadat.
I giardini nell’Oriente mai sorgevano spontanei; alla loro comparsa è sempre preceduta la parte attiva della preparazione e della discussione approfondita del piano. “Ho ordinato” – racconta la fonte “Malfuzat-i Timuri” a nome di Temur che si esprime nei confronti del giardino di Dilkush – “di portare gli architetti di corte e i costruttori che si sono riuniti da tutto il regno benedetto (il mio) … Insieme hanno elaborato una pianta di prati e viali e hanno preso la cura del giardino, dei muri e di quell’altissimo palazzo”.
Gonzales de Clavijo descrive il giardino dell’Ak-Saray, pieno di alberi da frutta e dotato di molti bacini e prati artificiali, e “… all’ingresso in questo giardino vi fu uno spazio così vasto da poter farci stare sedute molte persone con piacere in estate, vicino all’acqua e all’ombra degli alberi”. Tamerlano, secondo Ibn Arabshah, fu molto interessato a vedere nei suoi giardini gli alberi da frutta con l’innesto di frutti particolari. Fra gli alberi da frutta vengono menzionati gli albicocchi, due varietà di pesche, i peri, melograni, mele cotogne, ciliegi, amareni.
La particolarità della pianificazione interna di tali giardini è la chiarezza. La descrizione dettagliata di Sheref ad-Din afferma: “È arrivato l’ordine che l’area del giardino fosse pianificata in figure geometriche: le figure quadrate – con viali, aiuole esagonali; piantare ai lati dei viali i pioppi e far riempire gli esagoni e triangoli lungo i bordi con alberi da frutta e quelli con i fiori”. La vivacità dei giardini veniva ampliata da uccelli dal piumaggio luminoso. Gli uccelli preferiti furono i pavoni, un uccello, secondo Navoi, creato appositamente per abbellire i giardini. Vi fu un’attenta selezione di questi uccelli nel suo giardino. Clavijo notò molti fagiani che passeggiavano.
Gli architetti attuali hanno progettato un “khiaban” – un viale, che è tagliato in diversi modi da vicoli, fra i quali vi sono i prati con vari tipi di alberi e arbusti. Il viale centrale è una catena di fontane di varie forme e dimensioni. Ce ne sono 19 di fontane: fontane “secche” e piene di acqua. Esse sono rivestite con piastrelle smaltate di color bianco, blu, giallo e praticamente ripetono il rivestimento dei pavimenti del palazzo Ak-Saray.
Nel centro storico ristrutturato a settembre del 2018, è stato svolto il primo Forum Internazionale dell’arte del Maqom che si terrà ogni due anni. A Shakhrisabz era stato costruito un anfiteatro apposito con 2000 posti. All’organizzazione, preparazione e svolgimento del Forum Internazionale hanno partecipato 101mila persone in tutta la repubblica. Nella parte storica della piazza Ak-Saray verrà creato un museo dedicato all’arte del maqom e un laboratorio di strumenti musicali nazionali.
I cittadini sono felici di partecipare ad eventi culturali ed educativi che si svolgono nella città  cui centro ora ha l’aspetto molto paesaggistico, ordinato ed elegante. Durante la decorazione dei viali, particolare attenzione è stata prestata alla progettazione del paesaggio. Qui sono state organizzate le fontane, i gazebi, le istituzioni culturali.
Shakhrisabz, dove vivono poco più di 100mila persone, è cambiata molto negli ultimi anni. Oggi è una città che si sviluppa dinamicamente in diverse direzioni: agricoltura, industria di trasformazione, turismo, artigianato popolare. Shakhrisabz non è  solo una città storica ed antica, ma è anche una delle città più belle, accoglienti e pittoresche dell’Uzbekistan.