COMPLESSO COMMEMORATIVO DI DORUS SAODAT

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Shakhrisabz ha affrontato tanti vari avvenimenti nel corso dei secoli. Nel Medioevo la città fu nota come la patria di Tamerlano e la terra della famosa tribù dei Barlas, alla quale appartenne il grande condottiero. A Shakhrisabz si trovano i famosi monumenti storici compreso il mausoleo familiare dei Temuridi “Dor-us Saadat” – “La sede del potere”.

La costruzione del mausoleo fu iniziata dopo la repentina morte del ventenne Jakhongir Mirza (1356-1376), uno dei quattro figli di Tamerlano, avvenuta durante una delle campagne militari. Jakhongir fu il figlio preferito del sovrano, che si distingueva dai fratelli per il carattere forte e deciso, per le abilità militari ed eccellente conoscenza dell’arte bellica. La moglie di Jakhongir fu una giovane ed istruita principessa della Corasmia, degna coniuge per il futuro erede al trono.

Tamerlano amaramente ripianse la morte del suo figlio maggiore e cadde in un disperato dolore, che Maxim Gorky descrisse tramite un’antica leggenda: “Dal giorno in cui suo figlio Jakhongir morì e il popolo di Samarcanda lo accolse vestito di nero e blu, – da quel giorno fino al momento dell’incontro con la propria morte a Otrar, ove ella lo sconfisse – per trent’anni Temur non sorrise mai – e fu così che egli trasse i giorni, con le labbra chiuse, mai chinando la testa a nessuno e il suo cuore rimase ignoto alla compassione per trent’anni! “

Come nota uno storico, il corpo di Jakhongir, “il principe giusto, guerriero coraggioso che balenò sulla Terra come una rosa”, venne portato a Shakhrisabz – la città dell’eterno riposo dei suoi antenati. E qui venne sepolto nel cimitero dei Barlas, dove l’inconsolabile Temur ordinò di costruire un mausoleo sopra la sua tomba – “Mausoleo di Jakhongir”.
La struttura del mausoleo ha una forma assai diversa rispetto agli edifici contemporanei di Kesh e Samarcanda.
Alla costruzione furono coinvolti i migliori maestri della Corasmia, ciò spiega lo stile architettonico della costruzione. La cupola conica del mausoleo alta 27 m. è sormontata da un tamburo poligonale a 16 lati. È particolarmente interessante la struttura della cupola del mausoleo composta da tre elementi: sotto la cupola esterna si trova un’altra sfero-conica, che fungeva da scarico peso e ancor sotto vi è un’altra cupola interna fatta di ganch con il riempimento di stalattiti.
Il mausoleo stesso era, per così dire, incorporato nel pilone sinistro del portale di Dorus Saodat. Questo alto e possente portale-peshtak arrivava a circa 38 m. e aveva un largo arco a sesto acuto di circa 20-30 m. Tutta la superficie del portale fu coperta, come una cotta di maglia,  dalle piastrelle smaltate che riportano vari motivi geometrici e iscrizioni epigrafiche. Lungo la parte inferiore dei muri correvano i pannelli di marmo. Originariamente il complesso Dorus Saodat fu una struttura con tanti locali interni. Subito dietro l’arco del portale principale si poteva entrare in un grande chartak a cupola, da cui in entrambe le direzioni divergevano varie strutture: moschee, altri mausolei, sale di ricevimento e ayvan.
Nella parte interna del mausoleo vi è una nicchia, che un tempo fu decorata con i versi del Corano sul trionfo dell’eternità e peritura vita terrena. Nel passato sotto la cupola c’era scritto un proverbio arabo, che secondo Pugachenkova G.A. diceva: “Saggio agisce con buone intenzioni, mentre stupido spera nelle buone intenzioni”.
La costruzione del mausoleo di Jakhongir diede inizio alla formazione di tutto il complesso commemorativo Dorus-Saodat, destinato sia a Tamerlano che ai suoi discendenti. Successivamente qui venne sepolto un altro figlio di Tamerlano, Umar-sheikh (Mirzo Omar-sheikh), morto giovane durante l’assedio di una fortezza curda nel 1394, il cui corpo venne trasportato qui da Shiraz. Secondo le descrizioni di un cronista di corte, Umar-sheikh come anche Jakhongir, fin dall’infanzia dimostrò la buona conoscenza dell’arte militare, era un meraviglioso cavaliere e partecipò attivamente alle battaglie contro i mongoli a Fergana.
Gli studiosi hanno scoperto che nel pilone destro del portale, simmetricamente al mausoleo di Jakhongir si trovava un’altra gurkhona, dove probabilmente fu sepolto il secondo figlio di Tamerlano, Umar-sheikh. Quando questo complesso fu mostrato agli ambasciatori spagnoli, Ruy Gonzalez de Clavijo rimase talmente colpito da ciò che vide, che lasciò nel suo diario la seguente nota: “Questa moschea e le sue cappelle (cripte) sono riccamente e con magnificenza decorate con oro, azzurro e piastrelle smaltate; con un ampio cortile adiacente con alberi e laghetti.”
Su ordine di Tamerlano, qui venne organizzato il complesso di moschee – Hazrati-Imam. Una delle parti del complesso fu riservata per una madrassa. Uno dei corridoi, che partiva dal portale principale, conduceva al suo cortile. La madrasa Dorus Saodat sin dall’origine non fu destinata ad educare gli abitanti della città e svolgeva piuttosto il ruolo di una moschea, ziyoratkhona, dove venivano organizzati vari atti di culto e riti commemorativi. Su ordine di Tamerlano di tanto in tanto qui portavano i sacrifici in memoria delle anime di Muhammad Jakhongir e Umar-sheikh.
Il complesso Dorus-Saodat nasconde ancora tanti misteri. Il sovrano ordinò di costruire in questo complesso una tomba anche per sé stesso, ove non fu sepolto. Per molto tempo si pensava, che questa tomba preparata per Tamerlano, fosse rimasta incompiuta. Ma durante gli scavi gli archeologi hanno trovato la cripta costruita per Tamerlano.
Fu sotto terra ed accedervi si poteva attraverso una costruzione sopraelevata, con dentro una ripida scala, che portava giù nella cripta dove fu installato un sarcofago di marmo, coperto con un’enorme lastra di 11 cm di spessore e fissato con i cinque anelli di ferro, agli angoli e al centro. Sulla lastra sono state trovate le iscrizioni cifrate che si riferiscono alla vita di Tamerlano, quindi si ritiene che la cripta fosse destinata a lui.
Pareti, pavimenti, cupola e archi della cripta sono in pietra calcarea marmorizzata di colore grigio chiaro. Sugli archi delle nicchie corre una lunga fascia decorativa contenente le scritte coraniche, che sono state tradotte. Alcune di esse descrivono gli avvenimenti di quei tempi, mentre le altre sono gli estratti del Corano, il contenuto delle preghiere.
Le scritte di dimensioni più grandi dicono: “Il potere appartiene solo ad Allah”, “Solo Allah è eterno”, “Il bene è nelle mani di Allah”. Le preghiere sono inserite altrettanto nei medaglioni sulle volte. Tutto qui corrisponde al luogo preparato per l’ultimo riposo del sovrano: il sarcofago di marmo e le iscrizioni sull’abbandono del mondo transitorio e passaggio nel mondo eterno, ma il destino decise diversamente.
Fino ai nostri giorni sono arrivati soltanto il mausoleo di Jakhongir, la cripta di Tamerlano e la moschea Hazrat Imam.
Accanto al complesso commemorativo di Dorus-Saodat si trova un’altra struttura monumentale dell’epoca temuride conservatasi – il mausoleo di Khazrat Imam.
L’Imam Muhammad Ben Hussein Sheibani, soprannominato Hazrat (Santo) Baghdadi visse in Iraq nel XIII – inizio del XIV secc. e dopo la morte fu sepolto nella città di Rey. E probabilmente fu Tamerlano, che prese Rey senza resistenza nel 1384, ad aver fatto trasportare i resti del santo a Shakhrisabz. Tuttavia, su questo fatto non esiste nessuna testimonianza storica, salvo la voce popolare che passa di generazione in generazione, perciò la tomba nord-occidentale del complesso Dorus Saodat viene chiamata “Il mausoleo di Khazrat Imam (Grande Imam)”.
La facciata settentrionale del mausoleo, decorata con le maioliche, dà su un vasto cortile, dove, a metà del XIX secolo, venne eretta la moschea a cupola Khazrat Imam, adiacente al muro del mausoleo.
Da qui un ingresso angolare conduce nella ziarathona. La parete settentrionale del mausoleo possiede un alto ayvan dipinto con le colonne in legno intagliato. Questa struttura funziona ancora in qualità di una moschea per i servizi quotidiani.
Il piccolo cortile della moschea sta all’ombra di alberi secolari e un vigneto. Si notano subito i platani piantati, come dicono i cartelli, nel 1370, cioè l’anno i cui avvenne l’ascesa di Tamerlano al trono.
La necropoli di famiglia, formatasi nella parte sud-orientale di Shakhrisabz, divenne la componente principale del complesso Dorus Saodat.

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