Antica cittadella Er-Kurgan a Kashkadarya

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Nei tumuli di terra per i secoli, fino ad un certo punto, dormono le antiche città, dietro le cui mura si è fermata la vita. E solo con l’arrivo di studiosi-archeologici viene disturbato l’ordine secolare di questi argini di terra, quando loro scavando strato dopo strato, rivelando antichi misteri, portano in superficie i loro inestimabili reperti archeologici.

Nell’arco di più di vent’anni una missione archeologica apposita dell’Istituto di Archeologia dell’Accademia delle Scienze dell’Uzbekistan ha svolto attivamente gli scavi dell’antico insediamento di Er-Kurgan. Il valore particolare di questa città per la scienza consiste nel fatto che essa, essendo stata abbandonata nel VI secolo, si è conservata come riserva archeologica e fino al XX secolo le sue rovine non erano quasi state toccate.

Ciò viene confermato da uno degli scienziati più esperti e famosi al mondo di archeologia, il dottore in scienze storiche, il professore R. Kh. Suleimanov: “… fino alla metà del XX secolo, la scienza non conosceva né l’aspetto individuale dell’arte, né le peculiarità della cultura materiale e spirituale della popolazione del Sogd. I siti archeologici dell’antica cultura sogdiana sono rimasti a lungo quasi inesplorati. Per la prima volta nella scienza, durante lo scavo di Er-Kurgan sono state ottenute le idee più o meno chiare sulle peculiarità della cultura dell’antica Sogdiana “.

Le solenni rovine di una grande città antica che sorgevano maestosamente davanti agli occhi, hanno attirato l’attenzione e sono state descritte da I. Castagnier, uno storico locale dell’inizio del XX secolo. Negli anni ’70 del XX secolo, sono stati avviati gli scavi di regolari missioni archeologiche.

L’antica città estesasi in mezzo alle rovine dell’insediamento di Er-Kurgan fu la prima capitale dell’oasi di Kashkadarya. Il nome stesso dell’Er-Kurgan significa: “collina in terra”, “fortezza in terra”.

Oggigiorno questa fortificazione in terra, situata a 7 km a nord dei confini dell’odierna città di Karshi, ha finalmente rivelato tutti i suoi segreti. Tutta la superficie di Er-kurgan è ricoperta da colline di varie dimensioni all’interno sia delle mura interne che quelle esterne.

La città è rimasta abitata nell’arco di tempo dal IX-VIII secolo a.C. e. fino al VI secolo d.C.. Essa fu circondata da due file di cinta muraria inaccessibile. Gli scavi archeologici hanno rivelato che la prima muratura della cinta muraria interna risale al VI secolo a.C. Nell’epoca successiva in seguito alla campagna militare di Alessandro Magno, la città fu circondata da una seconda cinta muraria. L’esercito del grande condottiero, dopo aver conquistato il Medio Oriente, il Nord Africa, schiacciò l’impero achemenide e in cinque anni di guerra, dopo aver superato una lunga distanza, si avvicinò alla Nautaka del Sogd. Contando su preda facile, Alessandro Magno ci inviò una parte del suo esercito. Però i difensori locali mostrarono una feroce resistenza nonostante la disparità numerica e le mura fortificate risultarono inaccessibili ai soldati di Alessandro Magno.
A metà del I millennio a.C., la città si estese su un’area di 35 ettari. La nuova cinta muraria fu larga tre metri alla base, si è conservata fino a 8 metri di altezza, e fu eretta nel VI secolo a.C.. La cinta muraria non seppe sempre resistere di fronte ai forti assalti dei nemici, quindi subiva costantemente i lavori di ricostruzione e verso la metà del IV secolo il suo spessore alla base raggiunse i 20 metri. Er-Kurgan fu fondata nel IX-VIII secc. a.C. e subì diverse trasformzioni nell’arco della sua storia millenaria.
Er-Kurgan fu composta da due parti: la città interna e la città esterna. Entrambe le parti della città furono circondate dalla imponente cinta muraria. All’interno dei confini della città interna, che rappresenta un preciso grande pentagono cui area è di circa 40 ettari, vi sono più di due dozzine di tumuli diversi: le rovine di antichi edifici urbani del carattere residenziale e pubblico.
Dalle mura fortificate della città, si sono conservati i bastioni gonfi della parte interna. Vi furono due porte d’ingresso nella città: quelle meridionali conducevano al suo centro e quelle nord-orientali conducevano alla cittadella. La cittadella rappresentava una massiccia fortezza, molto ben rafforzata. Nell’angolo orientale del muro meridionale fino ad oggi è possibile osservare un’alta torre, da cui fu chiaramente visibile tutta la strada che accompagnava nella città sia da est che da ovest. Durante gli scavi archeologici, gli scienziati sono riusciti a chiarire la panificazione edilizia della città. È ancora ben visibile la via centrale della città che dalla porta principale va fino alla piazza situata davanti al tempio della città e al palazzo reale. Nell’area della Nautaka vi furono numerosi palazzi, tempi, laboratori, botteghe, magazzini, vasche.
Nei primi secoli a.C., la città una volta situata al posto del sito di Er-Kurgan venne circondata da un nuovo muro fortificato e la sua area crebbe fino ai 150 ettari. Nel III-IV secolo d.C., cambiò la struttura della città di Nakhshab e avvenne una netta suddivisione delle strade, quartieri, centri amministrativi, religiosi e difensivi. Dal III secolo la città visse la notevole fioritura, vennero costruiti numerosi edifici: un tempio, un palazzo, un mausoleo, una cittadella e le mura fortificate. Nel cuore di Er-Kurgan, su una collina, fu ubicato il palazzo del sovrano con intorno diverse abitazioni della nobiltà, in periferia della città abitavano i comuni mortali, contadini (dekhkani) ed artigiani. La popolazione fu impegnata ad occuparsi della coltivazione della terra e dell’allevamento del bestiame. Uomini e donne, ragazzi e ragazze dopo aver raggiunto la maggiore età andavano a cavallo e si occupavana di caccia. I principali strumenti di caccia furono lacci, coltelli, spade. A partire dall’età di tre anni, i bambini sia in inverno che in estate andavano senza scarpe, mentre a 14 anni venivano considerati già pronti per una vita indipendente. All’età di 18 anni, questi venivano considerati già abili guerrieri. Gli artigiani producevano piatti di ceramica, articoli d’uso quotidiano, cucivano vestiti, lavoravano pelli, che poi usavano per fare vestiti, scarpe e altri articoli.
Una delle prime strutture architettoniche della città, la dakhma di Er-Kurgan, testimonia il fatto che i suoi abitanti nel II secolo a.C. seguivano gli insegnamenti di Zarathushtra. Uno degli oggetti più importanti studiato dagli archeologi è stato il tempio pagano di Er-Kurgan. Quando il santuario centrale è stato scavato e sgombrato gli argheologi hanno scoperto che fu un edificio rettangolare con un ayvan su 4 colonne e una sua parte fu occupata da un cortile.

Il solaio piatto del tempio veniva sorretto dalle due massicce colonne di forma circolare realizzate dai mattoni cotti a base di malta di alabastro. Sulle pareti sono stati scoperti i resti dei policromi affreschi che raffigurano varie storie. Mentre sotto il pavimento risalente al periodo più tardo sono stati trovati i frammenti delle sculture in argilla dipinte.

Nella parte delle colonne rivolta al centro del santuario sono state raffigurate le sagome di due figure umane (in color bianco sullo sfondo rosso). È molto probabile che si tratti dei sacerdoti in abiti lunghi. Nelle loro mani vi sono un gomitolo di fili, un anello e fiori. All’ingresso del santuario è stato trovato il frammento più grande che è la testa di una divinità. I volti erano dipinti come quelli delle dee indiane.

Il tempio fu dedicato ad una divinità femminile le cui statue solitamente venivano realizzate in argilla su una carcassa di legno e installate in una delle nicchie centrali. Data la fragilità della materia prima, a volte esse si sgretolavano e subito ne veniva realizzata  un’altra nuova. Pertanto, gli scienziati hanno scoperto più frammenti di altre tre sculture, realizzate nei periodi diversi.
Dopo aver pulito con grande accuratezza l’area della città, tra i pezzi di mattoni rotti dello strato medievale, i ricercatori hanno trovato un insolito ciondolo: un riccio dorato con aghi e occhi fatti di pietra turchese. Un guscio di madreperla ornava la parte superiore della schiena. Secondo le leggende, stesso Alessandro Magno fu avido di possederlo. Il ciondolo veniva messo in vista agli abitanti della città in occasione delle feste, il che, secondo stessa leggenda, garantiva loro la forza e la ricchezza.

Nel tempio del palazzo accanto al santuario in più è stata trovata una pietra d’agata a forma di rana, inoltre una scultura femminile – la statua della dea Anakhita, la protettrice dell’acqua e della fertilità. I reperti trovati indicano l’originalità del culto e le idee mitologiche degli antichi Sogdiani.

È stato scavato inoltre il palazzo del sovrano cui dimensioni furono veramente grandi (100 x60 metri). Il palazzo fu progettato a forma di varie terrazze, in modo che le sue stanze sembrassero discendere da ovest a est e il palazzo stesso fosse chiaramente visibile. Nella sua parte più alta vi furono la sala del trono e diverse stanze che potevano esser destinate all’uso esclusivo dei membri della famiglia reale. Si tratta di una sala d’altare e un refettorio, collegati tra di loro da un sistema di corridoi interni. Nel 1980, gli archeologi hanno trovato un oggetto piccolo e insolito di forma rotonda. Dopo averlo pulito, si è scoperto che si tratta di una gemma di agata dalle dimensioni di 16*6 millimetri. Sulla superficie levigata della pietra, sullo sfondo scarlatto nella parte centrale c’è una vena bianca, sul dritto c’è l’immagine di un guerriero. L’immagine del guierriero ha le dimensioni di un centimetro solo, e il suo aspetto è una cosa impressionante.  La costituzione del corpo è atletica e l’artista sconosciuto ha saputo abilmente trasmettere la sua bellezza, i muscoli sono stati accuratamente “sottolineati”, in una mano flessibile e tesa il guerriero tiene un palo, sulla cui traversa è sistemato un falco.
Numerosi reperti archeologici hanno confermato il livello elevato di abilità artistiche degli artigiani di questa città. Scavando nei vari strati culturali sono stati trovati altrettanto molti ossari e un gran numero di oggetti in ceramica. A quei tempi lontani, i ceramisti non conoscevano ancora il discorso di tornio e a mano davano forma a tutti gli oggetti. I vasai miglioravano le loro abilità e i prodotti acquisivano le forme sempre più eleganti: tazze, bicchieri a forma di campana su gambe, ciotole, piatti. Insieme agli utensili venivano prodotte le figure stampate di guerrieri, cavalieri e anche animali (cavalli, arieti, capre e predatori selvatici). Ma le immagini più frequenti sono quelle della divinità femminile in un magnifico abito ellenistico drappeggiato, dove la mano destra è poggiata sotto il seno, mentre quella sinistra – sul ventre. Durante gli scavi sono state rinvenute anche le pitture dove si vede la raffigurazione di un volto, oltre ad una serie di segni simbolici.

Il palazzo del sovrano, scoperto dagli archeologi, fu suddiviso in due parti – in un piazzale superiore e un’altro inferiore, dove ci furono dei cortili, stanze e stretti corridoi. È stata trovata un’altra costruzione unica: il mausoleo dei sovrani. Uno dei reperti unici trovati nel quartiere dei ceramisti è la bulla, il sigillo del sovrano. Il sigillo raffigura il sovrano stesso, seduto su un drago, nella sua mano egli tiene una frusta – un antico simbolo di potere.

Davanti al cavaliere si trova la dea, che con una mano porge una coppa al cavaliere e con l’altra tiene il drago per le briglie. Dietro la schiena del sovrano c’è l’immagine di una mezzaluna e una stella.
Il professore R.Kh. Suleimanov spiega la scena raffigurata sul sigillo. Il cavaliere è a cavalcioni di un drago, un animale sacro della dea stessa, la patrona della città. È probabile che  qui sia indicata la comunione con la divinità tramite il matrimonio. La frusta in mano significa che il cavaliere fu anche il prete della dea stessa. Prendere la coppa dalle mani della patrona è come se fose l’atto dell’accettazione del giuramento.

Sono stati svelati molti segreti dell’antico insediamento grazie al minuzioso lavoro degli scienziati. Il monumento archeologico Er-Kurgan è una pagina luminosa nella storia dell’umanità.

I materiali usati:

1. Kabanov S. K. Nakhsheb a cavallo dell’antichità e del medioevo (III-VII secolo). Tash., 1977;
2. Isamiddinov M.Kh., Suleimanov R.Kh. Er-kurgan. Tash., 1984;
3. Suleimanov R. Kh. Antica Nakhsheb. Tash., 2000.
4. Dolgoy G. I misteri del Colle in argilla. Lib.ru: rivista “Samizdat”.
5. Akhmedov A. Er-Kurgan – patrimonio dei secoli.

L’autore del testo: Akramova R., la guida della prima categoria.

Il traduttore: Sattarova T., la guida della prima categoria.

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