Ark Bukhara

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La residenza dei khan di Bukhara, e successivamente anche degli emiri, la fortezza Ark possiamo definire come il più antico monumento di Bukhara. Sotto le sue fondamenta moderne molto più in profondità si nascondono gli strati archeologici dell’inizio della nostra era.

Per tanti secoli, la fortezza dell’Ark rimase la residenza principale dell’emiro, il simbolo di grandezza, potere e imbattibilità. Gli edifici attualmente esistenti dentro la fortezza vennero eretti tra la fine del XVIII e l’inizio del XX secolo. Oggi come oggi Ark rappresenta un’estesa elevazione di terra in forma di rettangolo un po’ distorto, leggermente allungato da ovest a est.

Le prime informazioni sull’Ark si contengono nella “Storia di Bukhara” di Narshakhi (899-960): “Il sovrano di Bukhara, Bidun Bukhar-Khudat, fece costruire questa fortezza, che presto crollò dopo di che il governatore chiamò i saggi, che consigliarono di costruire la fortezza su sette pilastri disposti come le stelle dell’Orsa Maggiore. Costruito così, l’Ark rimase in piedi”.

L’ingresso principale della fortezza è fiancheggiato da due torri, collegate nella parte superiore da una galleria, sopra la quale si trova una terrazza. Verso l’ingresso dell’Ark conduce la rampa (takhtapul), con i massicci parapetti in pietra. La rampa è lunga circa 20 metri e ad uno dei parapetti ai tempi era appesa un’enorme sferza di cuoio (il simbolo del potere di Emiro).
Dall’entrata parte un lungo corridoio semibuio (dolon), lungo il quale ci sono le stanze per acqua, sabbia e celle per prigionieri, in una delle quali languì il famoso scrittore Sadriddin Aini.
All’interno di Ark troviamo tante diverse costruzioni. La metà orientale della fortezza è diventata il sito archeologico.
Poiché l’Ark diventò il nucleo della città feudale, vi furono situati il palazzo reale, la cancelleria, la prigione, la tesoreria e un tempio. Da qui veniva governato il paese.
A ovest dall’Ark, nel periodo pre-arabo, si formò la piazza Registan, un tempo il centro dell’effervescente vita pubblica. Fino al XIII secolo occupata dagli edifici dei divan (ministeri) e palazzi della nobiltà in seguito si riempie degli edifici commerciali.
Davanti all’Ark furono costruiti l’arsenale, le officine di produzione d’armi, l’ufficcio del capo dell’esrcito, e perdipiù la grande moschea Poyanda, una serie di moschee di quartiere, madrasse apparteneti alla gilda di macellai Bozori Gusfand e Dorul-shifo, con i reparti ospedalieri e ambulatoriali, dove venivano formati i futuri medici. Sempre qua portavano le loro attività i venditori di grano, carne, mercerie varie, tè, carta e inchiostro, culle per neonati, bestiame, angurie, meloni, vasellame in legno e tante altre merci.
Per la pianta l’Ark si potrebbe definire come il rettangolo irregolare, un po’ allungato da ovest a est. La lunghezza delle mura è di 789,6 m, la superficie è di 3,96 ha. La sua altezza sul livello della Piazza Registan varia da 16 a 20 m. L’ingresso principale alquanto sollevato rispetto alla piazza è costruito in forma di portale con una galleria (nagorakhona), aggiunta nel XVII secolo. Qui, durante il giorno, veniva suonato un ciclo di makom, in base al quale i residenti determinavano l’ora del giorno.
Il territorio dell’Ark possiamo dividere in due parti: occidentale e orientale. La metà orientale dato che è diventata il sito archeologico, è chiusa per le visite. L’Ark all’epoca conteneva: gli appartamenti dell’emiro, la moschea, l’harem, la salomkhona, diversi locali ausiliari, i magazzini di vestiario, tappeti, piatti, tesori, biancheria da letto, le caserme della guardia personale dell’emiro, gli alloggi, l’arsenale, l’oreficeria e la zecca.
Il dolon (la rampa) conduce alla moschea Jami costruita nel XVIII secolo imita una grande moschea di quartiere: sala invernale a quattro colonne circondata da un aivan su tre lati. La decorazione interna è tipica per il XIX – inizio del XX secolo. Le parti più interessanti della moschea sono: la nicchia del mikhrab e il soffitto in legno, diviso in cassettoni.
Gli ultimi lavori di restauro furono portati nel 1910-1920 con la partecipazione dell’artigiano uzbeko Usto Shirin Muradov, che utilizzò qua la tecnica dell’intaglio su ganch. Ora in questa moschea si trova il Museo della Storia di Calligrafia, dove troverete i rari esemplari di manoscritti antichi.
Uno dei monumenti sopravvissuti dentro la cittadella sarebbe la sala del trono dell’Emiro di Bukhara, kurinishkhana, che veniva adoperata per diverse cerimonie diplomatiche e celebrazioni festive.
Si tratta di un vasto cortile pavimentato in mattoni circondato su tre lati da aivan eretto su sottili colonne di legno.
Sull’asse longitudinale del cortile nel profondo aivan – shakhnishin, si trovava il trono dell’emiro. Questo “takht” di marmo sotto un dipinto baldacchino di legno appoggiato sulle colonne di marmo fu creato dai maestri di Nurata nel 1669 e fu qui che nel 1753, il rappresentante della tribù uzbeka Mangyt Muhammad-Rahim, venne incoronato come l”emiro”. Da quei tempi Il khanato di Bukhara iniziano a definire come l’Emirato di Bukhara.
Nello stesso cortile si trovava il tesoro della famiglia reale, “custodito” da due figure in marmo degli animali, che vanno concepiti come leoni.
Il vice dell’emiro era il Kushbegi, il suo primo ministro. Difatti tutti gli affari statali venivano realizzati da egli a nome dell’emiro. Nei momenti dell’assenza del sovrano in città il kushbegi perdeva il diritto di abbandonare l’Ark.
Tutti i funzionari erano subordinati al kushbegi. Il consiglio amministrativo presso l’emiro comprendeva gli altolocati funzionari, civili e militari, ed il clero – ulema e giudici. Merita di essere annoverato anche il Khaji-kalyan, la persona più vicina all’emiro, l’unico con cui l’emiro si baciava e che poteva entrare nel palazzo senza cingere la vita. Di fronte alla sala del trono si trova il saiskhona – le scuderie. In questo cortile sono rappresentati gli esemplari originali di bardature per i cavalli e diverse attrezzature militari.
Un altro cortile, conservatosi nell’ Ark, è circondato da edifici a uno o due piani, in uno dei quali funziona il Museo della storia di Bukhara aperto nel 1927, che descrive la geografia e la storia dell’oasi di Bukhara dal paleolitico fino ai tempi nostri. Un’altra piccola mostra racconta delle risorse naturali della regione di Bukhara.
Oltre chartak si intravede il Salom-maidon, la piazza di accoglienza. Ogni mattina, tutti coloro che abitavano nell’ Ark erano obbligati a salutare qui l’emiro. Anche qua voi troverete diversi dipartimenti museali. Tra gli oggetti esposti contiamo: antichi oggetti di culto, prodotti di artigianati diversi – lavorazione di ferro, tessitura, cesellatura su rame, ricamo in oro, ceramica, coniatura, epigrafia, vestiti per dervisci, strumenti musicali, il trono, oggetti personali (vestiti, scarpe dell’emiro), la bandiera dell’Emirato di Bukhara, articoli di importazione dall’India, Cina, Iran ed i regali, compresi quelli portati dalla Russia.
Nel Medioevo, Rudaki, Firdousi, Avicenna, Al-Farabi e in seguito Omar Khayyam lavorarono nell’ Ark. Qui veniva custodita l’unica nel suo genere biblioteca, di cui Avicenna scrisse: “Ho trovato in questa biblioteca i libri che non conoscevo e che non avevo mai visto in vita mia. Li ho letti e mi è diventato chiaro il posto di ogni scienziato nella sua scienza. Davanti a me si sono spalancate le porte nelle inimmaginabili profondità di conoscenza di cui non avevo mai saputo nulla.” Molto probabilmente, la biblioteca fu saccheggiata durante una delle guerre.
L’Ark fino al 1920 (prima dell’istituzione del potere sovietico) aveva portato il ruolo della residenza principale dei sovrani dell’Emirato di Bukhara, oggi questo maestoso monumento storico rappresenta il Museo statale.
REFERENZE METODOLOGICHE:
1. Prima di iniziare le spiegazioni sulla fortezza Ark, bisogna collocare il gruppo nella piazza Registan in modo che siano chiaramente visibili il portale centrale e una delle pareti laterali, preferibilmente quella destra.
2. Poiché la piazza è abbastanza ampia e aperta, occorre tenere conto delle condizioni meteorologiche, soprattutto nei periodi caldi e piovosi.
3. Prima di entrare, bisogna dare ai turisti le notizie principali sulla storia dell’antica Bukhara.
4. Durante la salita per la rampa e dolon, è necessario prendere in considerazione l’età dei partecipanti del gruppo.
5. Spostarsi all’interno della fortezza in modo compatto.
6. Dentro le sale piccole dei musei, nel caso che ci siano altri gruppi turistici, la guida dovrebbe abbassare la sua voce.
7. La durata della visita dovrebbe essere di 90 minuti.
8. Ai turisti si danno almeno 20 minuti di tempo per la visita autonoma e le fotografie.
Compilato da: Abdunabieva D.A. – Capo specialista del dipartimento per la coordinazione degli studi educativi e metodologici dell’Istituto dello sviluppo del turismo.
Tradotto da: Raymanov A.
Istituto per lo sviluppo del turismo presso il Comitato statale della Repubblica dell’ Uzbekistan per lo sviluppo del turismo
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