CARAVANSERRAGLIO RABATI MALIK

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Il caravanserraglio di Rabat-i Malik (Rabat del re, fortezza reale) fu eretto negli anni ’70 dell’XI sec d.C. da uno dei Karakhanid, Shams al-Mulk Nasr ibn Ibrahim, e ricostruito nel primo trimestre del XII secolo sempre da uno dei Karakhanid, Arslan Khan Muhammad ibn Sulaiman.

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C’è una versione che questo complesso fosse originariamente una residenza estiva dei governatori locali. Ciò è dimostrato dagli scavi, durante i quali furono scoperte molte strutture    per la nobiltà di quei tempi, inoltre, le mura alte e colonne a quel periodo costruivano solo nei palazzi e nelle residenze dei khan. Già in un secondo momento il complesso fu ricostruito e trasformato nel caravanserraglio. Anticamente in quest’area passava la Via della Seta, collegando i paesi del Mediterraneo e la Cina. La maggior parte delle carovane passavano proprio lungo questo tratto. Durante il periodo di Narshakhi, l’importanza della strada tra Samarcanda e Bukhara aumentò così tanto che iniziarono a chiamarla quella reale, “Shah-Rakh”. Attualmente, le strutture di Rabat-i Malik sono quasi completamente scomparsi dalla faccia della terra. Sopra la steppa piatta e deserta si erge solo un portale solitario, con una parte del muro restaurato su entrambi lati del portale.

Sul territorio di Rabat-i Malik sono state scoperte le rovine di una moschea, le gallerie sotto la cupola, bagni turchi, alloggi, stalle per cavalli e cammelli. Sono state trovate le ceramiche, vari prodotti in metallo, piatti costosi in ceramica, gioielli, calderoni, le monete e altri artefatti. La particolare attenzione dovrebbe essere prestata all’arredamento e alle tecniche di costruzione che in molti luoghi sono diversi e si differiscono per stili e metodi di costruzione. In diversi periodi, durante la costruzione sono stati utilizzati ceramica, argilla, miscela di argilla e paglia, legno. La storia dell’architettura dell’Asia centrale negli XI-XII secoli d.C. è stata associata alla graduale scomparsa dell’antico materiale da costruzione, pakhsa (mattoni grezzi), caratteristico dell’Asia centrale. Tale materiale è stato sostituito con i mattoni cotti che sono più durevoli, in relazione a questo fatto sono apparse le nuove possibilità tecniche, strutture ingegneristiche più perfette e forme architettoniche. La fortezza aveva una pianta rettangolare con un lato di 100 metri, agli angoli della quale c’erano torri alti oltre di 15 metri. Le mura mezzo distrutte della facciata principale di Rabat-i Malik erano coronate da due strisce decorative mal conservate, il cui motivo geometrico era costituito da mattoni cotti quadrati. C’era solo un ingresso alla fortificazione attraverso il portale meridionale conservato. Il portale stesso sporge un po’ dal muro, è rettangolare, all’esterno è visibile un arco, dietro il portale si trova un ballatoio, isolato dai locali di servizio situati nella parte meridionale (alloggi per servitù, stalle, cucine), poi il ballatoio conduce ad una rotonda ottagonale, archi in cui, come e l’intera galleria erano decorati con il ganch intagliato. Dalla rotonda, che una volta era la sala centrale, i passaggi conducevano verso la parte residenziale settentrionale del complesso.

Di fronte all’ingresso della galleria settentrionale, c’era una piccola moschea rettangolare (11,2 x 4,60 m). La moschea era situata quasi al centro della fortezza di Rabat-i Malik, la sua funzione è stata identificata miracolosamente dai resti di un mihrab nel muro occidentale e dai resti di un piccolo minbar. Frammenti del decoro trovati tra le macerie sul pavimento della moschea mostrano che l’interno della moschea era ricoperto di ganch intagliato. Il ganch intagliato era dipinto con ocra giallo chiaro. Le torri laterali, guldasta, erano a tutti e quattro gli angoli di Rabat-i Malik, come mostravano vecchie fotografie e gli scavi. La torre sud-occidentale che durata più di altre   (diametro alla base 5,5 m) è stata costruita con una scala a chiocciola interna, tradizionalmente terminata con una cupola con archi passanti sui lati. La cupola stessa era decorata con una serie di stalattiti in mattoni e una fascia decorativa di terracotta scolpita con una iscrizione araba in stile kufi. Nei secoli medioevali, le torri e minareti svolgevano un ruolo importante. Le facciate degli edifici sono state sempre decorate con i minareti negli angoli. Se nelle moschee cittadine o nelle madrasse una delle torri a volte serviva da minareto per invocare la preghiera, nelle fortezze della steppa le torri fungevano da torri di guardia, come in questo caso. Nessuna delle torri di questa fortezza è mai stata un minareto per invocare la preghiera, come credevano alcuni ricercatori.  Già i primi scavi archeologici hanno mostrato che la fortezza di Rabat-i Malik rappresentava un grande complesso con una struttura urbanistica e non ha nulla in comune con i famosi caravanserragli dell’Asia centrale. Il monumento storico di Rabat-i Malik, in piena conformità con il nome “Fortezza reale”, era unico, complesso per la sua soluzione architettonica e lussuoso nella decorazione murale. Tutto corrispondeva al fatto che c’era una confortevole residenza per i rappresentanti dei Karakhanidi, ma non un caravanserraglio. Solo secoli dopo, quando la dinastia dei Karakhanidi perse il suo dominio all’inizio del XIII secolo e le orde tartaro-mongole invasero le terre dell’Asia centrale con tutte le conseguenze di una conquista feroce, questa confortevole “Fortezza reale”, prima cessò di essere una residenza dei governatori, e poi col tempo divenne un caravanserraglio situato sulla strada principale Samarcanda – Bukhara.

Nel corso della sua storia, il monumento ha subito due grandi fasi di ricostruzione con una modifica completa di singole parti della fortezza e molte piccole riparazioni. Fino ad ora, gli studiosi non possono determinare con una precisione lo scopo di questa costruzione. Ma resta il fatto che nel suo ultimo periodo il Rabat-i malik è stato utilizzato come un caravanserraglio.

Questa scoperta inaspettata di una costruzione indipendente sul territorio di Rabat-i Malik ha permesso di esplorare uno dei primi bagni turchi dell’Asia centrale. I bagni non erano conosciuti nei caravanserragli lungo le strade dell’Asia centrale (nonostante che questi servizi fossero estremamente necessari nei climi caldi); può anche darsi che i caravanserragli lungo le strade non siano ancora sufficientemente studiati.
I bagni pubblici, di regola, erano situati vicino ai caravanserragli urbani, vicino ai bazar ed erano utilizzati dalla popolazione. Questo è un argomento in più, oltre a quello principale, del tutto insolito per i caravanserragli, a favore del fatto che il Rabat-i Malik fu costruito o ricostruito nell’XI secolo, come residenza della steppa dei Karakhanidi, dove è stato creato il massimo comfort per quell periodo.
Il bagno turco è stato conservato alla base delle mura per un’altezza totale di circa 1,5 m, principalmente nella parte sotterranea con un sistema di riscaldamento. Tale bagno turco ha funzionato in tutto corso della storia di Rabat-i Malik, dall’XI al XVIII secolo, ha subito diverse modifiche e riparazioni non solo nei locali superiori, ma anche nel sistema di riscaldamento. Non sono stati conservati i ricipienti per l’acqua calda e fredda che sono gli ogetti obbligatori nei bagni. Non è stata ancora trovata la rete dell’acqua che alimentava il bagno. Apparentemente, il sistema di funi sotterraneo proveniva da una sardoba situata di fronte alla facciata principale di Rabat Malik.
Questo è il secondo monumento storico e culturale della stessa epoca costruito nel periodo XI-XIV ss d.C., una sardoba a cupola, la cisterna d’acqua semi-sotterranea, la principale fonte d’acqua in tutte le fasi dell’esistenza della “Fortezza reale”. L’acqua nella sardoba (eccetto l’acqua di nevi sciolte) veniva fornita dal fiume Zeravshan attraverso il canale Narpai e una rete di piccoli canali d’acqua, canali sotterranei, nel loro sistema simile alle canali di altri paesi. La sardoba è stata restaurata recentemente. Tecnicamente, è un serbatoio profondo 13 metri coperto da una cupola di 12 metri di diametro. La cupola ha tre lucernari. L’ingresso è decorato da un portale rettangolare con una scala in mattoni. Attualmente, l’acqua nella cisterna non è potabile.

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