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A 8 km dalla città, a ovest della posizione occupata un tempo dalle porte Shirgaron, nel villaggio di Sumitan, nel corso di quasi 1.000 anni, si è andato formando il complesso della necropoli di Chor- Bakr, conosciuto anche come “la città dei morti”. La necropoli nasce attorno alle sepolture del Khoja Abu Bakr Saad e dell’imam Abu Bakr Ahmed, attivi entrambi nel periodo della diffusione dell’IsIam a Bukhara.
L’ingresso orientale è stato realizzato nella forma di una darvazahana a cupola, il che permette una visione prospettica del complesso, e ci porta a pensare che tale scelta sia stata adottata proprio per garantire una perfetta prima percezione della struttura. All’interno, sull’asse centrale di fronte all’entrata, si trova un insieme di edifìci cerimoniali eretti su una piattaforma sopraelevata, al centro dei quali vi è un minareto risalente all’inizio del XX secolo. Il complesso principale è costituito da tre edifici architettonicamente fra loro legati: un khanaka, una moschea (a destra) ed una madrasa, che in tal modo formano quasi una struttura unica rivolta ad est, verso la città. Lo spazio esistente fra di loro funge da cortile per la madrasa.
Davanti a questo cortile, sull’asse principale del complesso, sorge un minareto la cui presenza accentua l’imponenza di suoi elementi principali. Proprio questa infatti è l’idea ispiratrice in base alla quale il complesso originale è stato organizzato. Vi si osserva inoltre una soluzione particolarmente interessante: la piazza non divide ma piuttosto unisce tre edifici in realtà eterogenei dal punto di vista architettonico e funzionale.
La moschea Chor-Bakr e il khanaka hanno alti portali con le varie iscrizioni asimmetrici e profondi spazi a semicupola.
Le facciate secondarie della moschea Chor-Bakr e del khanaka hanno logge a due piani che mostrano un’originale novità tecnica nelle costruzioni suburbane dell’Asia Centrale della seconda metà del XVI secolo.
Gli interni di entrambi gli edifìci si distinguono per uno stile semplice eppure nobilmente monumentale.
Nella struttura del complesso si nota anche il tradizionale corridoio lungo l’asse sud-nord fiancheggiato da cortili funebri (khazira).
La costruzione di Chor-Bakr continuò a lungo, il che spiega la presenza di cortili e corridoi circondati da lapidi (sagana) о pietre tombali monumentali a forma di parallelepipedo (dahma). Nei muri che circondano i cortili del XVI secolo sono inseriti i portali di ingresso (darvaza) e gli ayvan delle moschee commemorative. Alla fine dei secc. XVI-XVII la necropoli cominciò ad ospitare anche le sepolture della nobiltà di Bukhara.
Il Chor-Bakr rappresenta il cimitero di famiglia dei potenti sceicchi Dzuybari, che svolsero un ruolo importante nella vita sociale e politica del khanato di Bukhara nei secc. XVI-XVII. Il primo esponente di questa famiglia, che rafforzò il potere economico della dinastia, fu Muhammad Islam-Khoja, noto anche come Khoja Dzuybari. Questi, già all’età di 12 anni, grazie all’aiuto del nonno, divenne il murid (discepolo) di uno dei mistici sufi più famosi dell’Asia Centrale nella prima metà del XVI secolo. Khoja Kasani, conosciuto anche con l’appellativo onorifico di Mahdum-i A’zam (nell’ambiente sufico: grande/sommo maestro). Dopo la morte di Khoja Kasani avvenuta nel 1549, tutti i suoi numerosi allievi e seguaci si trasferirono presso l’IsIam Khoja.
Questi si prese cura del giovane, futuro sovrano Abdullah Khan IL Successivamente, dopo aver rafforzato la propria posizione a Bukhara, Abdullah Khan ordinò di unire alla parte sud-occidentale della città il villaggio di Sumitan, ove si trovavano i mausolei dell’imam Abu Bakr Ahmed e di Khoja Abu Bakr Saad. Per diritto di parentela i Khoja di Juybar erano i custodi delle sacre sepolture (mazar). Attorno ai mausolei venne poi costruito il complesso sopravvissuto fino ad oggi.
A Chor Bakr riposa uno dei rappresentanti di questa famiglia, Abdi Khoja Dzuybari, ma questa in realtà sarebbe la sua seconda sepoltura. Infatti spoglie, dopo essere state inumate nella lontana India, trascorsi appena sei mesi, furono nuovamente e definitivamente sepolte a Chor Bakr. Abdi Khoja, che visse soltanto 27 anni, si distingueva dagli altri Dzuybaridi poiché aveva prestato il servizio militare, solo facoltativo per questa questa famiglia dall’elevato profilo religioso. Quando Khoja Saad morì, Abdi Khoja, che allora aveva solo 9 anni, ereditò una parte considerevole dei beni del padre, che comprendevano terreni, sardobe, dukkan commerciali (negozi) a Balkh e Bukhara, oltre a 400 volumi, numero per l’epoca ragguardevole. Seguendo le tradizioni filantropiche della famiglia, egli spesso sfruttò i propri averi a scopo di beneficenza.
Durante il periodo della lotta per il trono, gli Sheybanidi praticamente eliminarono tutta la classe dirigente timuride, i rappresentanti del clero islamico ed i proprietari terrieri ad esse associati. Allora, sotto il khan sheybanide Abdullah, emersero politicamente gli sceicchi dzuybaridi.
In seguito alla completa sostituzione della classe dirigente precedente con una del tutto nuova vi fu una totale redistribuzione delle proprietà terriere. Nacque così una nuova generazione di latifondisti tra i quali gli sceicchi dzuybaridi si distinsero per potere economico ed influenza politica. Addirittura, se per ricchezza potevano essere paragonati solo a Khoja Akhrar, per potenza politica lo superavano nettamente. Uno di loro, Khoja Said, mentore e consigliere di Abdullah Khan, era anzi regolarmente coinvolto in tutti gli avvenimenti politici in qualità di capo politico e diplomatico. Contribuì alla sua ascesa al potere e, come sottolinea lo storico aв egli contemporaneo Hafiz Tanysh, ’’Abdullah Khan non intraprese mai alcuna attività importante senza la sua approvazione.”
Come dono per gli sceicchi dzuybaridi, la cui influenza non poteva ignorare, Abdullah Khan nel 1560-63 eresse il complesso, costituito da una moschea, un khanaka ed una madrasa.
La scelta del luogo, situato al di fuori del perimetro urbano, fu dettata dalla presenza della tomba di Abu Bakr Saad, morto nel 970. Accanto a lui furono poi sepolti altri membri della famiglia. Da qui il nome della necropoli: Chor-Bakr cioè “i quattro Bakr”.
A Bukhara è tuttora diffusa la credenza che un qualsiasi desiderio possa avverarsi purché lo si esprima facendo un pellegrinaggio ai quattro mazar, ove sono sepolti i “santi”, che portano il nome di Bakr. Ciò permette di capire la popolarità del mazar (sepolcreto) nato attorno alla tomba del fondatore della dinastia dei Khoja di Dzuybar.
Abu Bakr Saad è l’antenato dello sceicco Khoja Islam Dzuybari, che visse sotto Abdullah Khan, è conosciuto con il soprannome di “Khoja Kalon” e fece costruire a Bukhara sia la moschea Khoja sia un minareto vicino alla madrasa Gaukushon.
All’estremità settentrionale del corridoio principale risalente al XVI secolo si trova un portale, da cui parte uno stretto percorso, quasi sommerso dal cimitero medievale, che conduce ai recinti più antichi del khazira. Questo è il mazar Chor-Bakr, oggetto di particolare venerazione da parte dei fedeli.
La tomba di Abu Bakr Saad ed i luoghi di sepoltura di altri principali membri della dinastia si trovano nella parte settentrionale del complesso. Un loro contemporaneo afferma che sul lato nord del mazar vi era un giardino (chorbag): “Nelle quattro parti di questo giardino sono stati piantati alberi da frutto e molti altri, come pioppi, salici, ginepri, platani, nonché uva e rose; tra gli alberi da frutto c’erano peschi, meli e peri. Lungo la strada che va dalle porte della città sino al giardino sono stati scavati due canali, sulle rive dei quali hanno piantato degli alberi, perché Abdullah Khan rimanesse sempre all’ombra.”
Quindi il percorso verde (xiyobon – viale) fungeva da collegamento fra il Chor-Bakr e Bukhara.
1. Durante la visita ricordare ai turisti di tenere un comportamento e di indossare un abbigliamento adatti al luogo, dato che la necropoli è tuttora in uso e frequentata da pellegrini; 2. Data la posizione extraurbana del complesso, durante il trasferimento sarà opportuno fornire ai turisti le necessarie informazioni sulla regione di Bukhara e sul villaggio di Sumitan; 3. Fornire un opportuno inquadramento della vita socio-politica del khanato di Bukhara nei secc. XVI-XVII; 4. Spiegare per quale motivo i khoja di Dzuybar divennero custodi di questo mazar; 5. Spiegare ai turisti, esemplificandoli concretamente, i concetti di: mazar, dahma, sagana, khazira; 6. La spiegazione della guida deve durare circa 40 minuti; 7. Ai turisti si lasciano almeno 20 minuti per visite autonome e fotografie.
Compilato da: Abdunabieva D.A. – Capo specialista del dipartimento per la coordinazione degli studi educativi e metodologici dell’Istituto dello sviluppo del turismo.
Tradotto da: Raymanov A.
Istituto per lo sviluppo del turismo presso il Comitato statale della Repubblica dell’ Uzbekistan per lo sviluppo del turismo