ERSHI sito degli archeologi

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Dal punto di vista storico e culturale la Valle di Fergana fa parte delle più antiche regioni dell’Asia centrale. Secondo alcune fonti storiche cinesi in Davan ci furono più di 70 città e tuttora nella periferia di Andijan si possono vedere i resti di uno dei più antichi siti – Ershi, la cui nascita risale ai secc. II-I a.C.

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Ershi – la capitale dell’antico stato di Davan fu una grande città commerciale situata sulla Grande Via della seta, perciò i suoi abitanti vennero considerati i grandi esperti in commercio.

Lo stato di Davan con il centro amministrativo a Ershi fu un evoluto paese agricolo. Vicino ad Ershi si stendevano i numerosi vigneti e si produceva il vino, che si poteva conservare per decenni. Un altro prodotto importante dei contadini di Davan fu l’erba medica (in cinese “mu-su”), che veniva esportata prevalentemente in Cina. Nell’economia della valle del periodo Davan insieme all’agricoltura fu importante anche la pastorizia

Eppure il particolare orgoglio degli abitanti della Valle costituivano i famosi cavalli di Davan – argamak, che potevano essere cavalcati soltanto dalla nobiltà locale.

I cinesi li consideravano “cavalli celesti”, con i quali si poteva giungere nelle “terre della vita eterna”. Ai tempi antichi le valli estesesi tra i monti del sistema dell’Alai minore furono popolate dalle tribù dei cosiddetti aristei (popolo poco studiato), grazie al quale nel medioevo questo paese montuoso veniva chiamato Rasht. Siccome una parte della tribù di Aristei popolava anche il sud della Valle di Fergana, loro mantennero gli stretti contatti con gli altri popoli di questa regione.

Per gli abitanti di Davan l’allevamento di cavalli fu un’attività particolarmente importante, a tal punto che lì nacque il culto del cavallo, su cui presenza indicano le incisioni rupestri conservatesi sulle rocce dell’Ayrymach tau.

Secondo alcuni storici furono proprio le tribù di aristei ad allevare i cavalli, il che venne rispecchiato nelle incisioni trovate in un sito archeologico situato nella città di Markhamat (provincia di Markhamat, regione di Andijan), vicino all’antica capitale di Fergana – Ershi.
Esistono diverse interpretazioni del nome Ershi. Alcuni studiosi ritengono, che non sia altro che la pronuncia cinese dell’etnonimo Arist. Gli altri dicono, che l’origine del nome Ershi fosse collegata alla parola uryush (latrato). In questo modo la città veniva chiamata dai carovanieri della Grande Via della Seta. In uno dei suoi articoli Bartold V. fece notare che il nome della tribù di aristei, a quanto pare corrispondesse al nome del fiume e della provincia Urest. La città di Arist – Ershi era famosa proprio per i suoi cavalli. Aristei, come anche le altre tribù della Valle di Fergana erano di origine scitica, e nei II-I secc. a.C. i legami con il nomadismo non furono ancora completamente persi.
Zhang Qian nel suo diario menzionò il fatto che gli aristei erano dei grandi esperti nel tiro con l’arco a cavallo. I loro destrieri di razza “Argyn”, dotati di alta velocità, attiravano il particolare interesse dei paesi limitrofi. Perciò l’esportazione dei cavalli era un’importante fonte di reddito per lo stato di Davan. Il particolare orgoglio e l’“onore” dei sovrani di Davan costituivano i cavalli della razza Duldul. Pertanto essi non potevano essere né venduti né usati a fine culinario. Secondo alcune leggende i cavalli di tale razza, quando andavano al galoppo, si coprivano non di sudore, ma di sangue. E se in battaglia il nemico colpisse a morte il suo cavaliere, nel campo non sarebbe rimasto nessuno, perché il cavallo si elevava al cielo insieme al cavaliere. Proprio per questo essi venivano chiamavano o i “cavalli celesti” o gli “argamak scesi dal cielo”.
La passione dei cinesi nei confronti di questi nobili animali non passò senza certe conseguenze per Davan. Nel 104 a.C. l’esercito cinese di 60.000 uomini attaccò la città di Ershi, a fine di non solamente conquistare la città per espandere il proprio territorio, ma anche per impossessarsi dei preziosi “cavalli celesti”.
Nel medioevo sotto il potere turco il nome Ershi fu cambiato per Mingtepa. Nei secoli successivi il declino dell’attività commerciale sulla Grande Via della Seta insieme alle numerose invasioni causò la decadenza di Ershi-Mingtepa. Dopo di che i suoi abitanti decisero di trasferirsi in una nuova città fondata nel luogo dove oggigiorno sorge la moderna Andijan, che dista 30 km. dai resti di Mingtepa.
Nell’area del sito Mingtepa sono presenti varie mete importanti per i pellegrini, così come molte sorgenti di acqua curativa. Inoltre il sito conserva i resti di un’antica fortezza di 41,2 ettari di superficie. Gli studi delle rovine di Ershi hanno dimostrato che le dimensioni di questi due insediamenti erano molto diverse. La “città interna” di Ershi si è conservata abbastanza bene, mentre la cinta muraria esterna è stata parzialmente distrutta durante la costruzione del moderno villaggio di Markhamat. La parte centrale della città di Ershi fu circondata dalle mura costruite di grandi mattoni quadrati di dimensioni 40×40 cm. Questa cinta aveva la forma di un esteso rettangolo di 500×750 m orientato secondo i punti cardinali. Lo spazio interno del rettangolo era quasi libero da edifici salvo una piccola parte occupata dalle abitazioni costruite in mattoni crudi per poter montarvi le tende ovvero far entrare il bestiame. La gran parte di strutture abitative fu costruita all’interno delle mura difensive. Ogni cinta muraria disponeva delle porte d’ingresso. Nella parte settentrionale del sito su una piattaforma artificiale di 4,7 m. d’altezza si eleva la cittadella fatta di mattoni crudi e pakhsa.
Nella provincia di Aravan in una località di nome Duldul-Ata si possono vedere gli antichi petroglifi che raffigurano i famosi “cavalli celesti”.
Tuttavia il luogo più noto con tali “monumenti” dedicati ai “cavalli celesti” della valle di Fergana si trova tra le montagne del massiccio calcareo Orto-Togo e si chiama Syuret-Tash (suyret – immagine, tash – pietra).
Su queste rocce gli antichi abitanti di Davan crearono un intero complesso di oltre 30 immagini di “cavalli celesti”. Fu proprio questo il nome con cui allora venivano chiamati i famosi destrieri, che costituivano il particolare orgoglio del paese.
Tutti questi disegni sono realizzati a circa 15-16 m di altezza dal piede delle rocce con la tecnica di incisione a punta. Tra di essi si distinguono perfettamente le molto graziose ed eleganti raffigurazioni di due coppie di cavalli, probabilmente stalloni e giumente. Le sagome degli animali, scolpiti quasi a scala reale sono sottolineati da una sostanza simile ad ocra che sinora non perse la brillantezza.

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