IL MUSEO DI BABUR

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Il Museo di Zakhiriddin Muhammad Babur è ubicato in un parco pubblico a 7 chilometri a sud-est di Andijan. Il suo nuovo edificio sorge in cima di collina, sul lato destro di una scalinata, che porta al simbolico mausoleo di Babur. La collezione del museo comprende centinaia di diversi rari oggetti: libri, lettere, miniature e altri reperti del periodo, che descrivono sia la vita di Babur sia la storia della dinastia di baburidi, altrettanto nota come la dinastia dei Grandi Mogul. Inoltre il museo permette di conoscere il ricco retaggio letterario di Zakhiriddin Muhammad Babur.

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La collezione del museo comprende le opere create non solo da Babur, ma altrettanto da alcuni dei suoi figli, in particolare dalla figlia Gulbadan-begim, che ereditò il genio poetico di suo padre. Nelle sale del museo si possono vedere le miniature uniche, che illustrano la vita di Babur e dei suoi discendenti. Inoltre il museo conserva la corrispondenza diplomatica e vari regali inviati dai rappresentanti della dinastia baburide ai khan e agli emiri sheibanidi, in quanto che i baburidi per lungo tempo mantennero i contatti con i sovrani dell’Asia centrale.

Al centro del parco si trova la tomba simbolica di Zakhiriddin Muhammad Babur, che serba la terra portata sia dalla sua prima tomba situata ad Agra che dalla seconda situata a Kabul, ove venne successivamente risepolto. Per il futuro sono stati previsti i lavori di restauro e ricostruzione del mausoleo, per dopo trasferirci la capsula con la terra proveniente da Kabul.

Il museo sorge sulla collina di Bogishamol, dove, secondo le informazioni di “Babur-nome”, su ordine di Babur, fu costruita una hujra (in questo caso – gazebo) estiva, perché il giovane sovrano e poeta ci potesse riflettere e riposare. La costruzione realizzò il famoso architetto di Andijan – Mavlono Fazliddin. La khujra, purtroppo non conservatasi, secondo una descrizione, che troviamo in “Babur-nome” ebbe forma di un piccolo gazebo-aivan, eretto in cima di una collina con lo splendido panorama della città sottostante. E proprio lì, prima di recarsi in campagna, arrivò Babur per l’ultima volta salutare i suoi luoghi natali.

Babur nacque il 14 febbraio del 1483 ad Andijan nella famiglia dell’emiro di Fergana Umar Sheikh Mirza II, che fu il pronipote del sultano timuride Miran-Shah – il terzo figlio di Amir Temur. “Babur” in arabo significa “leone, leopardo” oppure “condottiero” e deriva dalla parola persiana – “tigre”. Babur per la linea paterna era timuride, mentre sua madre proveniva dai gengisidi. Egli considerava la sua lingua madre il turco chagatai pur conoscendo bene il persiano.

La madre di Babur, Kutlug-Nigarkhanym (1459-1505), fu la figlia del sovrano mogul Yunus Khan. La sorella di sua madre, Khub-Nigar-khanim, fu la madre di Mirza Muhammad Haydar – il cugino di Babur. La sorella di Babur, Khanzade-Begum, fu sposata con il khan uzbeco Mohammed Sheibani.

Babur fu il sovrano di Fergana nel 1494-1504, il sovrano di Kabul nel 1504-1526, il capo dell’impero Temuride con il titolo di padishakh nel 1507-1526, il sovrano di Maverannahr nel 1497-1498 e 1511-1512, sovrano di Kandahar nel 1512-1526, padishah dell’Hindustan negli anni 1526-1530. Dopo aver perso troppo presto il padre, mancato a causa di un assurdo incidente, il dodicenne Babur, capitato in una situazione complicata e ancora privo di minima esperienza politica, cominciò a lottare per il trono del suo paese. La sua idea era ricreare l’ex impero dei Temuridi con la capitale installata a Samarcanda. Nel 1497 Babur riuscì a conquistarla, ma il suo governo durò meno di quattro mesi, siccome ebbe dovuto scontrarsi con l’opponente di lui molto più esperto, il cinquantenne gengiside Sheibani Khan.
I conflitti intestini tra i temuridi infine portarono alla sconfitta di Babur, in seguito a ciò nel 1500-1505 questi venne costretto da Sheibani Khan a spostarsi in Afghanistan, dove fondò un nuovo stato con la capitale a Kabul, presa nel 1504 e dove egli assume il titolo del padishah. E fu proprio a Kabul, dove nel 1508 Babur fece creare il Giardino della Fedeltà. Fino al 1512 durarono i suoi vani tentativi di conquistare Bukhara e Samarcanda. A tal fine nel 1511 da Babur venne stipulata un’alleanza politico-militare con lo shah dell’Azerbaigian e dell’Iran Ismail l, con cui aiuto finalmente riuscì a prendere Samarcanda, ma il trionfo un’altra volta non durò a lungo e Babur di nuovo abbandonò la città. A partire dal 1519 Babur portò le campagne nelle terre situate tra Kabul fino all’India nordoccidentale. Nel 1525 Babur venne chiamato in rincalzo da Allam Khan, il rivale del sultano di Delhi Ibrahim Shah Lodi e nel 1526 intraprese una campagna contro Delhi. Durante questa campagna Babur riuscì a sconfiggere le truppe di Ibrahim Shah Lodi vicino a Panipat nell’aprile del 1526 e quelle del principe Rajput Sangram Singh nei dintorni di Khanua (vicino a Syuri) nel 1527.
Come uno dei motivi del successo di Babur vanno menzionate le armi da fuoco (cannoni e fucili) da egli adoperate e alcune tattiche militari imparate da Sheibanihan, ad esempio, il tulgama. Dopo aver raggiunto il successo, Babur spostò il centro dello stato appena nato ad Agra.
In tal modo da Babur fu fondato un nuovo stato centralizzato, rimasto noto nella storia come l’impero dei grandi mogul, che esistette fino alla conquista inglese dell’India (1848).
Dopo la conquista dell’India settentrionale, Babur si impossessò del famoso diamante “Koh-i-nur”. La leggenda narra, che prima Koh-i-nur decorava la statua di Shiva – la divinità indiana, essendo il suo terzo occhio, che portava l’illuminazione all’uomo. Inoltre la leggenda riporta le profezie tali: “Chi verrà a possedere questo diamante possiederà tutto il mondo, ma altrettanto conoscerà tutto il suo dolore. Oltre a Dio, soltanto una donna potrà vincere la maledizione del diamante”. Nel 1526 la preziosa gemma venne sfaccettata di nuovo, diminuì di peso e divenne l’occhio di un pavone d’oro, che decorava il cerimoniale “trono del Pavone”. Successivamente il trono, passato da un baburide all’altro, finì nella tesoreria di Londra.
Negli anni 20 del ‘500 Babur stabilì i rapporti pacifici con gli Sheibanidi. E nel 1528 loro gli mandarono un’ambasciata a fine di congratularlo con il suo trionfo in India. Verso 1529 il territorio del regno baburide comprendeva l’Afghanistan orientale, il Punjab e la valle del Gange, fino ai confini del Bengala.
Il patrimonio poetico di Babur, prima raccolto nel “Divan di Kabul ” (1519) e dopo nel “Divan indiano” (1529-30), è particolarmente ricco e poliedrico. Egli verseggiò in oltre 10 vari generi della lirica orientale, nelle quali rispecchiò la sua vita personale, l’ambiente, che lo circondava e diversi avvenimenti storici. La poesia di Babur è di carattere soprattutto romantico. La sua maestria si esprime nello stile letterario originale e nell’abile uso dei più espressivi mezzi della lingua turca.

Monete Babur

Sulle prime monete Babur emise nel 1497 furono collocate le iscrizioni: Sultan Zahiraddin Muhammad Babur, Sultano di Fergana. Cioè un quel anno Babur si dichiarò il sovrano della regione di Fergana.
Sulle monete emesse da Babur nel 1511-1512 a Samarcanda è raffigurato un uccello acquatico in volo con le ali spiegate. Si presume che tale immagine, considerato nel Medioevo il simbolo l’idea della luce e prosperità, avesse scopo di infondere la speranza nei cuori degli abitanti di Samarcanda nei periodi difficili.
Prima che abbandonasse questo mondo, Babur divise il territorio del suo regno tra i suoi quattro figli. Il figlio maggiore, Humayun ricevette i possedimenti indiani (Hindustan), mentre gli altri ereditarono Punjab, Kabul e Kandahar con l’obbligo di riconoscere in Humayun il sovrano supremo di tutto l’impero.
Babur morì il 26 dicembre del 1530 ad Agra. Secondo la sua ultima volontà, i suoi resti furono trasferiti a Kabul nel giardino da lui precedentemente fondato, dove successivamente venne costruito un mausoleo.
L’esteso parco di Babur colpisce per la diversità della sua flora, che conta più di 50 specie di alberi circondati da numerosi fiori. Verso la cima della collina Bogishamol sale una funivia, che permette di godere dall’alto il panorama di tutta la città. Il parco è quasi sempre pieno di abitanti locali e viaggiatori, perché qui affluiscono migliaia di estimatori del talento letterario di Babur per rendere omaggio a questo insigne e illuminato sovrano, poeta e condottiero.

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