MIZDAKHAN E’ UNA NECROPOLI SULLE COLLINE

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Essendo nella capitale del Karakalpakstan, è impossibile perdersi il sito così interessante come il santuario di Mizdakkhan (Mizdahkhan). Si trova a soli 12-14 km da Nukus.

E’ un complesso architettonico dell’antico Karakalpakstan, con una superficie di oltre 200 ettari, che si trova sulla sommità di tre colline nei pressi di un’importante autostrada che porta all’altopiano di Ustyurt e Muynak. Quattro chilometri a nord della necropoli si trova la città di Khojeyli, poco conosciuta al di fuori dell’Uzbekistan. Di grande interesse sono i materiali d’archivio riguardanti la storia della città di Khojeyli, che per più di cinquecento anni è stata il centro di numerosi eventi storici, sociali, culturali e politici sulla riva meridionale dell’Amu Darya. Nelle cronache storiche, gli è stato assegnato un onorevole secondo posto nella regione, dove si trovava uno dei principali bazar di karakalpaki, kazakhi, turkmeni e korezmiani. Informazioni preziose sulla città di Khodjeyli, dove commercianti, ambasciatori, viaggiatori e studiosi turchi europei e russi hanno visitato nei secoli passati, vengono conservate negli archivi di San Pietroburgo, Mosca, Orenburg, Astrakhan, Tashkent, Khiva, ecc.

A.Kun ha osservato: “La città è disseminata di giardini e non ha le mura. L’impressione generale, dopo la natura nuda e avvizzita di Kunya-Urgench per la mancanza d’acqua, è piuttosto piacevole: qui invita il verde dei giardini. All’ingresso della città, il viaggiatore è accolto da grandi case,  una chiara prova della prosperità degli abitanti: i negozi sono visibili più lontano e un bazar coperto si estende su entrambi i lati presso il ponte che collega entrambe le parti della città, una fila di negozi su entrambi i lati della strada”.

Il nome della città di Khojeyli (Khugiayli) è tradotto come “terra di pellegrini” o “tratto dei clan di khodja”. Le persone del clan khoja vivevano e vivono qui, considerandosi i discendenti di Seid-ata. Sulla nascita’ di Khodjeyli è sopravvissuta la seguente leggenda: circa seicento anni fa, Aminutdin-Khoja, soprannominato Alyamin-Khoja, emigrò qui dal Turkestan, il quale, grazie ai suoi insegnamenti e sermoni, riuscì a radunare intorno a sé molte diverse persone. Questa è solo una leggenda.
In realtà, questa città non è stata particolarmente studiata dagli storici;  gli archeologi erano più interessati al complesso Mizdakhan. Questa enorme necropoli sorse vicino al sito degli ignicoli del II-IV ss. a.C., poi trasformata in uno dei santuari musulmani più venerati dell’Asia centrale.
La maggior parte dei musulmani crede che sia qui che si trova la tomba di Adamo, e il mausoleo eretto sopra di essa è “l’Orologio mondiale” che calcola la vita dell’umanità. Secondo il mito, ogni anno un mattone cade dalle antiche mura e quando caderà l’ultimo, verrà la fine del mondo – verrà l’Apocalisse. L’edificio “Califo Erezhep” è stato costruito di mattoni cotti e crudi. È da notare che durante la costruzione di questa struttura è stato utilizzato uno spesso strato di canne di fiume per proteggerla dal pericolo sismologico, nonché dall’umidità distruttiva. Secondo gli archeologi, i muri rimanenti stanno abbastanza saldamente sulle fondamenta. Se in 12 secoli è stato crollato solo un terzo dell’edificio, allora, lo durerà per più di un millennio. Secondo la credenza popolare, il califfo Erezhep era un eccellente insegnante e insegnava costantemente tutti i suoi sudditi in varie scienze. Anche dopo la morte del corpo mortale, lo spirito del Califfo vive ancora in questo edificio e insegna a tutti coloro che vengono. La gente del posto crede che sia possibile acquisire saggezza lì se rimani tra le mura dell’edificio per più di un’ora in preghiera. Arrivvando nel luogo, i pellegrini lasciano i piccole piramidi mettondo insieme le pietre cadute dai muri, sperando nella continuazione della vita e nella realizzazione dei loro desideri. Ovviamente, non puoi distruggere le piramidi di altre persone per costruirne una tua. Il numero di mattoni nella piramide dovrebbe essere sette, forse in base al numero di angeli dei sette cieli o cupole sopra la tomba di Shamun, che, come mago, è apparentemente responsabile dell’adempimento dei desideri espressi dai pellegrini.
Gli scienziati ritengono che questa necropoli, sorta vicino al sito degli ignicoli del II-IV ss. a.C., e poi trasformata in uno dei santuari musulmani più venerati dell’Asia centrale, avrebbe potuto essere un monumento ai disastri durante le guerre devastanti e le grave catastrophe naturale.
Nei testi dell’Avesta si parla della città di Mazda, costruita in onore di Ahura Mazda, il Dio del sole degli ignicoli. Il famoso archeologo e orientalista sovietico S.P. Tolstov credeva che l’antica Khorezm dovesse essere considerata il luogo di nascita dello zoroastrismo. Molti ricercatori oggi condividono il suo punto di vista. Infatti, dei sessantatré monumenti di culto di questa religione trovati in tutto il mondo, tra cui Iran, India, Afghanistan e Pakistan, diciassette dei più antichi si trovano nella terra di Khorezm. Secondo gli scienziati, la leggenda medievale sulla tomba di Adamo su Mizdakhan – nella città di Mazda – potrebbe essere un tardo ripensamento del mito avestiano sul primo uomo, Gayomardan, creato da Ahura Mazda.
Sulla collina orientale di Mizdakhan si trova la leggendaria collina Jumart kasab (Jumart kassab, Jomud-kassab), a tutti gli effetti sembra una torre funeraria, attorno alla quale gli archeologi hanno trovato numerosi ossari, resti dei tessuti con fili d’oro, gioielli, monete, lampade rituali.
Gli scavi arcgeologici hanno stabilito che alla base di un tumulo simile a un kurgan (collina) con un diametro di 50-90 m e un’altezza di 7 m c’è un poggio più vecchio con un diametro di circa 20 m e un’altezza di 4 m, che un tempo si trovava al centro di una vasta recinzione di blocchi di pietra. Nel IX-XIV ss.d.C. questo tumulo continuò a servire il culto funebre, ma ormai secondo il rito musulmano.
Da notare un interessante ritrovamento: durante gli scavi all’interno di uno dei recinti funerari, oltre alle sepolture, sono state scoperte sei giare del XIII-XIV ss d.C., all’interno delle quali c’erano 18 uova di gallina ,  tre per ogni vaso. Ogni uovo ha un’iscrizione araba in inchiostro.
Un’altra leggenda è sul monumento Jumart kassab (XII-XIV ss.d.C.). Secondo la leggenda un tempo qui viveva un uomo ricco di nome Jumart. Divenne famoso per il fatto che in una cattiva annata forniva gratuitamente carne fresca alla popolazione.
Gli scienziati associano l’origine del nome “Jumart” all’antico eroe mitico iraniano Gavmard, associato a un toro (“gav” – toro, “mard” – nello zoroastrismo è un primo uomo). Jumart è il santo patrono dei pastori. E, se inizia la perdita del bestiame, gli animali vengono portati qui per inseguire sette giri intorno alla collina. Si dice anche che le donne quelle che non possono ad avere i figli  devono venire qui ogni giovedì all’alba. Per ottenere l’obiettivo occorre rotolare da sopra giù per la collina e facendo capriole 7 volte. La donna disperata è pronta a tutto per diventare la madre.
Alcune usanze dei popoli nomadi rimasero nella vita dei karakalpaki. Tradizionalmente non avevano i mazar (cimiteri) in quanto dovevano spostarsi e cambiare i luoghi di abitazione. I defunti venivano sepolti nel posto dove è stata trovata la morte. Tuttavia, nel fratempo, anche i nomadi rimanendo a lungo in un certo luogo ebbero i loro mazar e i luoghi sacri. Secondo la tradizione, su ogni tomba, quando possibile, cercano di costruire non solo una recinzione, ma una solida cripta o una torre con la cupola, gumbaz.
I nomadi dicevano che una persona che ha trascorso tutta la vita vagando all’aria aperta, dopo la morte, deve trovare una casa sicura e protetta. Nel corso di centinaia di anni, le sepolture di Mizdakhan si sono trasformate in una necropoli con un’area di diverse decine di chilometri quadrati. Sopra le sepulture sorgono le cupole dei mausolei medievali, a cui sono associate leggende e tradizioni sorprendenti.
Molti monumenti architettonici in diversi paesi sono associati alle leggende d’amore. Le legende popolari tradizionalmente parlano delle storie d’amore degli innamorati con gli status diseguale.
Sul territorio di Mizdakhan c’è un mausoleo speciale “Nazlymkhon-sulu” (Mazlymkhan-sulu), associato alla storia romantic, ma con la fine tragica di due innamorati. Si trova in cima alla collina orientale e risale al XIV secolo d.C. Questa straordinaria struttura sporge dal suolo solo con una cupola rotonda e un portale d’ingresso.
Una stretta scala in pietra conduce in profondità nel sottosuolo in una vasta sala cruciforme. Quando fuori la temperatura dell’aria raggiunge 50 gradi C, la temperatura nella sala si fa fresca.
La luce che entra dalle finestre della cupola risplende sulle piastrelle di ceramica blu.
Secondo la leggenda, la bella Nazlymkhon era la figlia di un sovrano e la gente più nobile e ricca cercava il suo amore. Ma lei amava un semplice architetto che non poteva contare sul matrimonio di una principessa. Infuriato per il fatto che sua figlia respinga tutti i corteggiatori, il sovrano ha annunciato che l’avrebbe data in sposa a quello che avrebbe costruito un minareto fino al cielo in una notte. L’architetto innamorato, ispirato dalla fortuna, ha soddisfatto questa condizione. Ma, ovviamente, non ha preso il consenso del padre della ragazza. Poi disperato si gettò giù dal minareto che lo aveva costruito. La principessa gli corse dietro e togliersi la vita. Il sovrano, ovviamente, si pentì e ordinò di seppellire la coppia insieme, realizzando sulla loro tomba un mausoleo fatto dei mattoni del minareto, che nella disperazione ordinò di distruggere e trasformare in profondità nella terra.
C’è un altro monumento architettonico che ha anche una sua leggenda. Il monumento di Mizdakhan è dedicato a Shamun Nabi, il leggendario mago ed eroe. Secondo le storie degli “shiiksha” locali, guardiani dell’eternità, questo misterioso predicatore arrivò sulla terra di Khorezm ancora prima dei messaggeri del Profeta Maometto, e esortò le persone a credere nell’unico Dio. Shamun (Simon) ha fatto tanti miracoli, faceva guarire i malati, controllava il tempo e il movimento dei corpi celesti, sapeva parlare la lingua degli animali selvatici. Inoltre, era un gran guerriero ed eroe senza paura che, sulla base della fede, non aveva paura di sfidare il re locale, che la tradizione chiama Gyaur, l’infedele.
Gyaur era considerato un comandante invincibile e un politico astuto, ma per orgoglio incontrò Shamun nel combattimento corpo a corpo, affidando sulla sua stessa astuzia. Durante il duello, gettò una manciata di grano ai piedi di Shamun, inciampò e cadde in ginocchio davanti al nemico. Ma il suo fedele cane, al richiamo del padrone,  scavò all’istante il passaggio sotterraneo e, saltando fuori, strappò le interiora a Giaur. Shamun, tuttavia, non sopportava la vergogna della sua caduta e, in segno di rimorso, gli tagliò le gambe. Secondo la leggenda, dopo la sua morte, il Dio ebbe pietà di lui e le sue gambe ricrescevano in modo che Shamun potesse comparire davanti alla Corte Suprema non come uno storpio.
Questa è una delle leggende più strane di Mizdakhan. Gli shiikshi non danno una spiegazione comprensibile, il predicatore di quale religione fosse Shamun, da dove veniva e perché ha concluso le sue imprese in modo così strano. Il suo mausoleo con un alto portale e sette cupole era lungo 25 metri. All’interno c’è una tomba altrettanto lunga, che ricorda la tomba del profeta Daniele a Samarcanda.
Gli archeologi l’hanno aperto, ma al suo interno non sono stati trovati resti umani. Gli scienziati hanno datato l’edificio stesso alla fine del XVIII secolo d.C, avendo stabilito che fosse costruito sulle rovine di un monumento più antico, presumibilmente del XVI secolo d.C.. Ma questo edificio non c’è più.
Nel 2018 il mausoleo è stato demolito e al suo posto è stato costruito un nuovo mausoleo con lo stesso nome, ma con la perdita di uno dei suoi unici tesori storici.
Tutte le leggende di Mizdakhan, per quanto strane, varie e confuse possano sembrare, sono intrecciate in un unico nodo mistico, il cui disfacimento può diventare il significato della vita di scienziati o ricercatori spirituali.

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