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A 20 km dal centro di Tashkent si trova un luogo di culto legato al nome di un teologo di alto rango (santo), il mausoleo di Zanghi-ota ha la forma quadrata.
E’ uno dei seguaci dell’ordine sufico di Akhmad Yassavi. Sia il villaggio che il complesso commemorativo portano il nome di Zanghi-ota, sepoltovi insieme alla sua coniuge. Nel XX s. nell’area del complesso sono stati effettuati numerosi lavori di restauro e solo nel 2014, dopo l’ultimo restauro profondo, il posto ha acquisito l’aspetto attuale. Oggigiorno il complesso è costituito da più strutture di culto del XIV-XIX-XXI ss., un vasto mazar con la vasca e il mausoleo di Anbar-bibi, coniuge dello sheikh Zanghi-ota.
IL MAUSOLEO DI ZANGHI-OTA
Il mausoleo dello sheikh Ay-khodja ibn Tadjkhodja oppure Zanghi-ota si trova nella parte meridionale del complesso commemorativo. Il mausoleo ha la forma quadrata ed è stato costruito in mattoni cotti. Lo spazio interno è suddiviso in due parti – la gurkhona (sepolcro) e ziaratkhona (luogo per culti). L’ingresso si trova nella facciata principale. Il mausoleo fu costruito negli anni 80 del XIV s. su ordine di Tamerlano. La seconda fase coincide con il periodo delle attività edilizie fatte realizzare da Ulugbek e viene datata con gli anni 20 del XV s. e fu allora che durante la totale ricostruzione il mausoleo acquisì uno splendido rivestimento.
Nel 1571 il mausoleo ricevette notevoli danni quando crollò la parte superiore del portale insieme alla volta, rimasero distrutte le cupole e i locali laterali. Alla fine del XVI-inizio del XVII ss. il mausoleo fu parzialmente recuperato nella parte del portale e delle cupole. Ma nel terremoto del 1868 il mausoleo subì di nuovo danni. La doppia cupola della gurkhona è stata posata su un tamburo a 12 faccette, mentre nella ziaratkhona – su un tamburo cilindrico. La struttura è stata costruita in mattoni cotti e le sue dimensioni sono 18.5mx13m, mentre l’altezza è di 19 metri. Le dimensioni della ziaratkhona superano quelle della gurkhona. Nella parte occidentale del mausoleo si trova il mikhrab mosaicato. Pochi frammenti testimoniano del rivestimento interno di una volta. Si è conservata la pietra tombale in marmo bianco, intagliata con i fini disegni ornamentali e geometrici. In alto della pietra tombale c’è una intagliata scritta epigrafica contenente le parole che testimoniano la sepoltura di Zanghi-ota. Numerose leggende girano intorno alla personalità di Zanghi-ota, mentre invece è una persona assolutamente “terrestre”. Il nome stesso “Zanghi-ota” vuol dire “padre dalla pelle scura”, il che potrebbe far pensare al sole che generosamente bruciava il viso e il corpo del santo pastore, mentre trascorreva intere le giornate sotto il cielo aperto. Le leggende locali, però, offrono un’altra versione della parola “zanghi” – “la scala”. Zanghi-ota fu nipote di Arslan-baba, il maestro di Akhmad Yassavi. Zanghi-ota fu uno dei seguaci di Akhmad Yassavi e venne a conoscerlo da piccolo quando per il destino fu portato dai suoi genitori dallo sheikh Akhmad Yassavi per la benedizione.
Il culto di Zanghi-ota nasce nei tempi burrascosi susseguiti alla invasione mongola quando dappertutto regnavano le sanguinarie discordie. I sovrani si cambiavano come le stagioni dell’anno, le rovine e i resti bruciati facevano da cibo per i branchi dei lupi e cani randagi, e le bande degli impertinenti briganti dalle varie lingue e tribù si davano alle violenze lungo le abbandonate rotte carovaniere. Per i mercanti e artigiani delle città quei tempi furono considerati i tempi di crudeli devastazioni, infinite imposizioni e amari fallimenti. Ciò nonostante nei dintorni delle città messe al fuoco, i contadini continuavano a coltivare la terra ed allevare il bestiame. Secondo una leggenda, Zanghi-ota fece il pastore per tutta la sua vita e portava a pascolo le greggi comuni. In estate portava le greggi ai grassi prati dei monti Tian-Shian, mentre verso l’inverno le portava nelle boscaglie di canna lungo le rive dei fiumi Sirdarya, Chirchik e Salar. Bisogna dire che a quei tempi questa attività godeva un notevole rispetto. In più Ay-khodja rese più forte ancora la sua autorità grazie alla infinita saggezza, esperienza di vita quotidiana, la sua carità e buone azioni. Riuscì non solo a moltiplicare il principale patrimonio e la fonte stessa dell’esistenza dei propri connazionali, cioè le greggi di mucche e pecore, ma fu anche il pastore spirituale della propria comunità. Aiutava a mettere fine alle discussioni, consolava i cuori, metteva le persone sulla via giusta nella fede, curava i malati e addirittura faceva i miracoli e c’è fece sì che fu riconosciuto il santo protettore degli allevatori del bestiame come un esempio della vita di uomo. Secondo alcune fonti Zanghi-ota contribuì alla diffusione delle idee dell’islam al di là dei confini della propria regione. Fu grazie ai suoi sforzi che i popoli della Regione del Volga, della Siberia e delle steppe di Dashti-Kipchak si convertirono all’islam. Zanghi-ota visse fino all’età veneranda e morì nel 1258.
IL MAUSOLEO DI ANBAR-BIBI
Il mausoleo di Anbar-bibi si trova a 80 m dal mausoleo di Zanghi-ota, nell’area del cimitero. Il mausoleo pur quadrato, ha i muri che si allargano verso la base acquisendo in questa maniera la forma trapezoidale. Nelle sue dimensioni il mausoleo è inferiore a quello di Zanghi-ota. Il mausoleo ha una camera sola dalle dimensioni 9×6.7 m ed altezza della cupola è di 13.5 m. Entrambe le strutture furono costruite dagli stessi architetti nello stesso periodo.
Il mausoleo è coronato dalla doppia cupola. Per il XX s. il mausoleo arrivò senza una traccia di decoro. Oggigiorno sono stati effettuati i lavori di restauro dove hanno abbellito il portale d’ingresso e la parte interna del mausoleo. All’interno del mausoleo si trovano due pietre tombali: una si trova sopra la sepoltura di Anbar-bibi, mentre la seconda – sopra la sepoltura di Bakirgani Ulugpodsho-ona, madre di Suleyman.
Le pietre tombali sono in posizione sopraelevata e rivestite con le piastrelle maiolicate. Personaggi storici sepolti in questo mausoleo sono avvolti in una serie di leggende. Dopo la morte del primo marito Anbar-bibi si sposò un’altra volta con il suo allievo che fu Zanghi-ota. Ne divenne una devota compagna in tutte le vicende. Insieme alla madre di Khakim-ota aiutava le donne nella soluzione di vari problemi. Grazie alla sua attività, Anbar-bibi lasciò nel popolo un buon ricordo. La popolazione locale la paragona alla dea Anachita – il simbolo della fertilità e maternità. Dopo la morte di Anbar-bibi lo sheikh Ay-khodja lasciò a tutti i pellegrini il testamento di visitare la tomba di sua coniuge.
Il complesso di culto ha subito molte trasformazioni negli anni dell’Indipendenza. È stata distrutta una parte di strutture vecchie, sono stati effettuati i lavori di restauro ed eà stato apportato alle migliorie lo spazioso cortile.
LA MADRASSA
Al lato sinistro del mausoleo di Zanghi-ota è adiacente una madrassa. Ma è solo nel principio del raggruppamento delle piccole celle (khudjra) e in una piccola aula che si sente lo spirito di una pianificazione tradizionale. Le celle sono ricoperte dalle volte a sesto acuto. Per il suo carattere il tipo delle strutture viene datato con la fine del XVIII s. Le scritte presenti sulle porte d’ingresso riportano varie testimonianze su tappe dell’edificazione e su nomi degli architetti del complesso. I mattoni cotti quadrati costituirono il principale materiale d’edilizia, ma è solo nel 1914 che durante i lavori di restauro sono stati sostituiti con quelli rettangolari. Nel 2014 in seguito alla ricostruzione del complesso la madrassa ha acquisito la sua forma originaria del XVI s., cioè alla P greca.
IL MINARETO E LA MOSCHEA
Nel 2014 accanto alla moschea, al posto del minareto precedente è stato costruito quello nuovo. La sua altezza è di 31 m. Dobbiamo ammettere che il vecchio minareto distrutto fu molto particolare e poco comune. Oggi è solo grazie alle foto conservatesi che possiamo immaginare il suo aspetto originario. Per la sua composizione fu una struttura a tre livelli con la base a forma di un prisma ottaedrico. Il tronco è cilindrico. E tutto ciò si completava in alto con un cornicione in mattoni cotti con un piazzale racchiuso in un recinto metallico. La sua cupola, invece, aveva la forma completamente diversa – piramidale con le dimensioni di 5 m alla base e 24 metri di altezza. Nella parte bassa del minareto vi fu una scritta contenente l’autografo dell’architetto Khodja Rasul Mukhammad Shirin e la data della completazione dei lavori, il 1913. Ma nelle varie fonti è possibile incontrare le informazioni su altre date della fine dei lavori, ad esempio 1913-1915. Probabilmente è legato al fatto che le varie parti del minareto e soprattutto le parti grandi furono costruite in periodi diversi.
Nella sua composizione il minareto imita lo stile dei minareti turchi. Ne testimonia il particolare decoro e le scritte epigrafiche intagliate sulle lastre in ganch, che si vedono all’ingresso nel tronco del minareto. Un forte particolare di questo minareto furono i due ingressi nel suo interno. Al centro della scritta epigrafica in arabo ci fu la parola “QUSTANTANIYYAH” che vuol dire “Costantinopoli”. È probabile che qualcuno di architetti provenisse da quelle parti. Maggior parte di lavoratori, invece, proveniva dalla Regione del Volga. Nel 2008 la cupola è stata ricostruita, mentre nel 2014, durante i lavori di restauro tenuti nell’area del complesso, il minareto è stato distrutto e sostituito da uno tradizionale.
Ad uno dei lati del mausoleo è adiacente una moschea commemorativa. Dopo che questa è stata costruita, il cortile ha acquisito la forma trapezoidale. Su uno dei muri della vecchia moschea fu presente una scritta con il nome del maestro Mukhammad Kokandi, originario di Kokand, e la data della costruzione. La moschea funzionava in qualità di moschea-namazgoh. La moschea nata qui nel 1870 è stata costruita sul posto di quella vecchia del XV s. la cui forma fu rettangolare con le dimensioni di 41×11 m.
Oggigiorno la moschea è stata ricostruita e la sua capienza è di 1300 persone. Questa è composta da una sala principale ed una galleria aggiuntiva. La moschea è stata costruita in mattoni cotti ed è sormontata da un’ordinaria cupola. Il solaio dell’ayvan è sorretto dalle colonne in legno. Il complesso commemorativo di “Zanghi-ota” rappresenta un grande valore storico ed artistico e costituisce il luogo di pellegrinaggi per i musulmani.
REFERENZE METODOLOGICHE:
1. Avvisare i turisti di comportarsi in maniera delicata ed adeguata nell’area del luogo di culto, e di non entrare nella moschea durante il namaz. 2. È preferibile avere appresso un copricapo e escludere nell’abbigliamento i vestiti corti e i pantaloncini corti. 3. Il gruppo deve esser disposto in modo tale da aver ottimo panorama sulla facciata di ciascuna delle strutture. 4. È indispensabile prendere in considerazione le condizioni climatiche al momento dello svolgimento dell’escursione. 5. Usare il materiale didattico del “Portafoglio della guida turistica”. 6. La dimostrazione e spiegazioni della guida nell’area di ogni parte del complesso non devono superare i 15 minuti. 7. Per la visita autonoma e le foto di ogni parte del complesso ai turisti si rilasciano non più di 10 minuti di tempo.
Autore del testo: Abilov M., la guida turistica della categoria II Traduttore del testo: Sattarova T., la guida turistica della categoria I
Istituto per lo sviluppo del turismo presso il Comitato statale della Repubblica dell’ Uzbekistan per lo sviluppo del turismo