IL MAUSOLEO ISHRATKHANA

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Nella parte sud-est di Samarcanda, vicino al mausoleo di Khodja Abdi-Darun, è situato il mausoleo Ishratkhana costruito nel XV s.. Al momento della sua edificazione in quest’area si estendeva il giardino Feruza (Baghi-Feruza). Il giardino si trovava al di là dei confini del muro fortificato di Samarcanda, vicino alle porte est. La superficie del giardino fu di 1,5 ettari.

L’Ishratkhana viene menzionato nella “Samariya”, una fonte scritta degli anni 30 del XIX s.. La fonte storica dice che l’Ishratkhana fosse stato un mausoleo fatto costruire da una donna da nome Khabiba Sultan-beghim, figlia dell’emiro Djelal-ad-Din.

Per la prima volta nelle fonti scritte occidentali il mausoleo viene riportato nel 1841, quando un membro dell’ambasciata russa a Bukhara, il topografo Yakovlev, lavorando sulla mappa di Samarcanda, marcò la struttura a sud-est dalle porte di Kalandar-khana con un grande segno convenzionale e la scritta: “Una struttura del periodo di Temurleng”.

Nel 1872 il primo disegno e la prima foto con gli schemi del mausoleo sono stati inseriti nella parte archeologica dell’”Album fotografico del Turkestan”.
Nei lavori di V. Bartold l’Ishratkhana viene menzionato come un monumento nestoriano adibito agli usi di un palazzo di divertimento. Tempo dopo l’archeologo V. Vyatkin trova un documento di particolare interesse del 1464 compilato a Samarcanda il quale trasmette in vakf  al sepolcro un lotto di terreno, gli schiavi e vari beni appartenenti a Khabiba Sultan-beghim. All’espletamento delle pratiche di quest’atto furono convocate circa 60 persone fra le quali i rappresentanti di alta gerarchia religiosa, dignitari di alto rango, i funzionari dello stato, principi, principesse e stesso sultano Abu Said, che al momento fu al potere. Il documento del XV s. coincide completamente con le informazioni della “Samariya”, fonte scritta storica del XIX s..
Negli anni 1930-1940 iniziano i primi lavori di ricerca dell’Ishratkhana, in seguito ai quali hanno rivelato il fatto che il mausoleo dispone di solide fondamenta profonde circa 5 metri. Il ritrovamento sotto il livello del pavimento di un numero alto di piastrelle di kashin di color azzurro, blu e verde conferma che la loro realizzazione avveniva in loco. Sotto il pavimento hanno altrettanto ritrovato una quantità grande di pezzi piccoli di marmo, pezzi rotti delle piastrelle dorate di kashin, frammenti di vetro piatto colorato di color viola, giallo, azzurro, blu che per la composizione della miscela per la fusione sono poco diversi dal vetro moderno. I pezzi di vetro venivano inseriti nelle piccole celle delle panjara.
L’Ishratkhana occupa una posizione particole nelle ricerche delle strutture di questo tipo. Si tratta di un mausoleo non a una camera sola, ma di un complesso multiforme composto da una serie di locali comunicanti fra di loro. Il complesso comprende una moschea con il semplice interno contenuto, una ricca stanza ceremoniale, con la sfarzosa pittura realizzata nella tecnica di kundal, dove si fermavano i cortei funebri per l’ultima preghiera, mion-saray (fuga di tre stanze piccole rivestite in modo ceremoniale) e una serie di locali situati al primo e secondo piano.
Le quattro scale a chiocciola accompagnano i visitatori al secondo piano dove si vede una serie di piccole stanze, mentre gli scalini ancora più in alto portano al tetto piatto una volta recinto da uno sbarramento. L’Ishratkhana dispone in più di un piano sotterraneo che è una cripta ottaedrica ricoperta da una cupola larga 8,5 m. Per le dimensioni e lo sfarzo del rivestimento il mausoleo non ha mai avuto pari nell’architettura centroasiatica. I muri della cripta furono rivestiti con vivaci pannelli mosaicati, mentre il pavimento fu coperto dalle lastre in marmo. Nella cripta è possibile scendere sia dal mion-saray che dalla sala principale.
Per la fine del XV s. nella cripta del mausoleo si erano accumulate più di 20 sepolture delle donne e bambini. Il fondo delle tombe veniva coperto con la sottile corteccia dei pioppi, sopra venivano messe le stuoie in canna, poi venivano sistemate le tavole in legno e solo dopo le tombe venivano ricoperte dalla terra. I defunti venivano sistemati nelle tombe distesi con la testa verso il Nord, talvolta il viso veniva girato verso l’Ovest (La Mecca).
Le dimensioni dei muri esterni del mausoleo: il portale al centro della struttura fu presumibilmente alto 16 m, la cupola posata sull’alto tamburo è di 20 m con il diametro di 5,2 m. Nelle proporzioni e la composizione delle forme del mausoleo si riconoscono i segni dello spirito innovatorio. Ad esempio, l’altezza del tamburo insieme alla cupola è uguale ad altezza di un mausoleo a due piani. In mezzo agli altri mausolei dinastici l’Ishratkhana può esser considerato il punto culminante che in nessun secolo le generazioni successive abbiano mai saputo superare.
L’Ishratkhana è la prima costruzione dove in grande scala era stato applicato il nuovo modo costruttivo degli archi interseccantisi e pennacchi a tromba il che rappresenta una vera e propria conquista nel pensiero ingegneristico dell’architettura centroasiatica della metà del XV s..
La nuova soluzione architettonica provocò i nuovi modi della decorazione. Per la prima volta qui possiamo incontrare la tecnica della pittura murale – “kundal”. L'”essenza” di questa tecnica consiste nel fatto che il disegno principale viene effettuato in rilievo, lo sfondo viene ricoperto in oro, mentre il disegno viene dipinto in colori diversi, oppure, viceversa, viene dorato l’ornamento, mentro colorato lo sfondo. Le pitture della sala principale e del mion-sarai dell’Ishratkhana hanno subito molti danni causati dal tempo e clima.
Nel XVI s. in seguito a certi eventi storici il mausoleo andò in decadenza. Nel XVII s. a Samarcanda fu iniziata una vivace attività edilizia che fece sì che l’Ishratkhana perse i suoi pannelli in marmo perché potessero completare le madrasse Sher-Dor e Tillya-Kori della piazza Reghistan, bisognose di grandi pannelli. Addirittura le pietre tombali in marmo furono trasportate al cimitero vicinale di Abdi-Darun dove dopo aver cancellato i nomi precedenti dei defunti scrissero quelli nuovi. È probabile che anche i mattoni dell’Ishratkhana venissero utilizzati per le costruzioni nuove.
Il mausoleo è stato restaurato in alcune tappe: dagli anni 30 agli anni 70 del secolo scorso e all’inizio del XXI s.
INDICAZIONI DI METODO:
1. Durante la visita bisogna dimostrare il mausoleo Ishratkhana ai turisti dai vari lati.
2. Durante la visita interna bisogna sottolineare i metodi innovativi nell’edificazione e rivestimento del mausoleo.
3. Se turisti esprimessero il desiderio, si può scendere insieme a loro nella parte sotterranea dove si trovano le pietre tombali.
4. Il tempo della visita e della presentazione del complesso – non più di 15-20 minuti.
5. Per la visita autonoma e le foto dare ai turisti non più di 10 minuti.
L’autore del testo: Grishenko Ivan, guida turistica della 1 categoria.
Il traduttore del testo: Sattarova Tamila, guida turistica della 1 categoria.
Istituto per lo sviluppo del turismo presso il Comitato statale della Repubblica dell’ Uzbekistan per lo sviluppo del turismo

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