Mausoleo di Said Alauddin a Khiva

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Il mausoleo di Seyid Alla-ut-din, uno dei monumenti più antichi di Khiva, situato un po’ in disparte rispetto alla via centrale, non si fa accorgere subito dai turisti, poiché il suo aspetto è molto semplice. In seguito ai numerosi rifacimenti il mausoleo è arrivato fino ai nostri giorni nell’aspetto notevolmente cambiato. E non ci rimane che ipotizzare sull’apparenza originaria del mausoleo e della data precisa della sua costruzione. Secondo la scritta presente sulla pietra tombale (se attendibile) lo sheikh Seyid Alla-ut-din morì nel 1303.

Seyid Alla-ut-din rimase noto nella storia come un eminente personaggio religioso. Un noto storico Akhmed Razi inserì Seyid Alla-ut-din nell’elenco dei più insigni sheikh della Corasmia ed egli affermava che lo sheikh fosse stato uno dei più importanti dopo Najmiddin Kubra. Le affermazioni simili si trovano anche nei libri di Jami e Navoi. Nel manoscritto sui santi della Corasmia, l’opera di un abitante di Khiva – Safarzade, figlio di Babajan, leggiamo: “Quest’uomo nacque nel XIII secolo e prendeva l’origine dagli uzbeki della Corasmia. Da giovane, dopo aver finito gli studi alla vecchia scuola e in una madrasa, diventò un mullah che insegnava ai bambini nella vecchia scuola presso la moschea. Egli viene anche considerato il maestro di Pakhlavan Makhmud”. 

Però, gli scavi archeologici condotti nel mausoleo, testimoniano che il periodo della costruzione del mausoleo risale alla prima metà del XIV sec. Inoltre durante gli scavi sono stati trovati i frammenti della raffinata ceramica e dei pannelli in terracotta. E’ probabile che una volta il mausoleo avesse avuto la decorazione molto più ricca. Nella prima metà del XIX sec. su ordine di Allakuli Khan sul lato occidentale del mausoleo costruirono una quadrata ziyarat-khana, il locale principale per i fedeli nelle moschee, il che portò alla formazione di un’altra entrata nella struttura.
Nel corso degli ultimi due secoli le due strutture quadrate in mattoni che formano il mausoleo si coprirono notevolmente di terra. Dopo aver attraversato il basso portale d’ingresso nel mausoleo si scoprono le due sale messe in comunicazione da un largo arco. La prima sala, che è più ampia della seconda, viene illuminata bene dalla luce che penetra dalle aperture nel tamburo della alta cupola. Sotto la cupola c’è un fregio con una poesia, dove leggiamo: ”Per qualche tempo (egli) visse alla Kaaba (La Mecca) e dopo, finalmente si recò qui. Il suo nome è lo Sheikh Alla-ut-uddin – una perla unica dal mare della scienza”; “questa cupola fu costruita nell’antichità e solo la volta celeste fu in grado di competere con essa. La fece costruire l’Emiro Kulol”. E sempre qui leggiamo, che il Gumbaz fu restaurato durante il regno di Allakuli Khan (1825-1842), quando venne ricostruito altrettanto il portale crollato in precedenza e furono effettuati altri lavori di restauro.

Nel 1957 l’architetto Notkin I.I. e l’archeologa Bulatova V.A ci hanno effettuato gli scavi archeologici e hanno sgomberato i muri del mausoleo dalle sovvraposizioni del cimitero, hanno pulito l’area adiacente al mausoleo, ciò ha permesso agli abitanti Khiva di accedere nuovamente nell’interno del mausoleo.
Nella seconda sala, più piccola nelle dimensioni, si trova la gurkhana (il sepolcro) con un dakhma – un alto piedistallo con sopra due stretti sagana (sarcofagi).
Tutti gli elementi del mausoleo, la sua cupola e gli interni sono molto semplici e privi di alcuna decorazione. Il che rende ancor più inaspettato e vivace lo sfarzoso rivestimento delle pietre tombali in colorata maiolica, tradizionale per i gusti corasmiani del XIV sec. È un’opera di rara raffinatezza e maestria di artigiani, tutta ricoperta di magnifiche maioliche a rilievo. Il dakhma sorge su una struttura fatta di mattoni cotti e si stende da est a ovest. I suoi angoli sono decorati con i piccoli archi blu-verdi e con le intagliate colonnine a tre quarti in maiolica appoggiate su patti basamenti. Bordi e pannelli della base di dakhma sono rivestiti con un fine motivo floreale di colore bianco su sfondo blu-viola. Nelle fasce decorative ci riconoscono gli ornamenti che imitano la scrittura araba.
Tutto il disegno con i fiori appena sbocciati, germogli attorcigliati, foglie girate in varie direzioni, come se agitate dal vento, è caratterizzato dalle sagome realizzate in maniera assai snella, libera e disinvolta. Tutti i motivi decorativi sono leggermente rilevati, ciò accentua lo splendore delle piastrelle e crea la maggiore profondità visiva, conferendo all’ornamento più freschezza e volume.
Sui lati di dakhma vi sono le poesie in arabo realizzate con le mattonelle smaltate ove si leggono i cronogrammi, che ripetono la data della morte di Seyid Alla-ut-din – il 18 marzo del 1303 (il 10 shabban del 702 AH).
Il nostro grande sheikh Allauddin,
dopo la sua morte meritò la misericordia di Allah,
Dieci giorni dopo dall’inizio del felice mese di Sha’ban
La partenza sua avenne.
La pietra tombale di Seyid Alla-ut-din è considerata uno dei migliori esempi della maiolica della Corasmia.
INDICAZIONI DI METODO:
1. Dimostrare il mausoleo da fuori, almeno da due lati. Far notare che si trova in basso rispetto all’attuale livello della centro storico.
2. Raccontare della personalità di Seyid Alla-ut-din.
3. Nel caso in cui si entri nel mausoleo bisogna togliersi le scarpe e consigliare alle donne di coprirsi la testa.
4. All’interno del mausoleo le spiegazioni vanno fatte a voce bassa.
5. Bisogna tener presente che il mausoleo è abbastanza piccolo e viene spesso visitato dagli abitanti locali, perciò bisogna cercare di visitarlo quando dentro c’è poca gente.
6. Il tempo della visita guidata non deve superare i 15 minuti.
7. Rilasciare ai turisti non meno di 10 minuti di tempo per la visita autonoma e le fotografìe.
L’autore del testo: Akramova R., la guida della prima categoria.
Il traduttore del testo: Sattarova T. I. – la guida della prima categoria.
Istituto per lo sviluppo del turismo presso il Comitato statale della Repubblica dell’ Uzbekistan per lo sviluppo del turismo
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